Dalla frontiera di Ventimiglia, destinazione Francia, verso l'hotspot di Taranto. Un viaggio a ritroso dal sapor d'esilio a 1200 chilometri di distanza. Così 400 immigrati, dopo gli incidenti dello scorso fine settimana e la morte del sovrintendente capo della polizia di Genova, Diego Turra, in servizio al confine ligure, sono stati spostati “a Sud”. Tornando quasi verso casa.
Una situazione al limite del paradosso, con l'epilogo fatale per chi, indossando una divisa, ha pagato per tutti. La sua è la risposta ai mali del mondo. L'infarto di quell'uomo, padre di famiglia, è l'emblema di una guerra tra poveri, con l'impossibilità di raggiungere gli obiettivi della pace e della libertà.
Il Ministero della difesa è intervenuto con provvedimenti molto severi per evitare ulteriore tensioni e disinnescare nuove proteste. Così i migranti di Ventimiglia, dopo le manifestazioni della settimana scorsa, sono stati trasferiti all'hotspot di Taranto. La manovra alleggerirà la pressione sulla frontiera. Quasi un'azione diplomatica nei confronti delle autorità francesi che hanno fermato gli ingressi dei profughi provenienti dall'Italia.
Tenerli lontani da quella frontiera. Questo l'obiettivo. Portarli dall'altra parte della penisola, così lunga e distante da un estremo all'altro. I primi immigrati sono arrivati nel capoluogo pugliese lunedì sera. Giungeranno in piccoli gruppi per seguire tutte le procedure di identificazione e di fotosegnalazione. Saranno poi smistati nelle diverse strutture di accoglienza. I migranti arrivano su autobus. Per ognuno di loro sarà ricostruita la situazione giuridica per capire quali margini ci sono al fine di stabilire o meno la loro permanenza sul territorio italiano.
L'hotspot di Taranto, però, ha una capienza massima di 400 persone. Finora questo tetto non è mai stato rispettato. La struttura ha sempre ospitato il doppio del numero di ospiti fissato come limite “di legge”. Accadrà anche ora?
L'episodio di Ventimiglia si è verificato anche a Como, al confine con la Svizzera.
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