Il vescovo di Bologna ha lisciato il pelo a quei consacrati che sono soliti esagerare con l'utilizzo dei social network.
Monsignor Zuppi è conosciuto per essere un sostenitore dell'accoglienza indiscriminata dei migranti. Il presule, lo stesso che in passato ha presentato un libro di papa Bergoglio all'interno di uno storico centro sociale del capoluogo dell'Emilia Romagna, sollevando critiche e perplessità, è considerato un progressista dottrinale, ma quest'ultima presa di posizione, quella sull'uso di Facebook, Twitter e compagnia, coincide con l'opinione del chiacchierato "fronte tradizionalista": i preti - viene ormai sostenuto da più parti - devono frequentare il web con particolare prudenza.
A riportare il monito che Zuppi ha indirizzato ai sacerdoti della Chiesa cattolica è stato il quotidiano Libero. Mons. Zuppi, insomma, da una parte lavorerebbe alla costituzione del "partito dei cattolici", quello caldeggiato da una parte della Conferenza episcopale italiana, dimostrando di non disdegnare la partecipazione agli affari della modernità, dall'altra contesta coloro che avrebbero bisogno di una "quaresima digitale". Bologna, del resto, è la città di Romano Prodi, che dovrebbe laicamente battezzare la discesa in campo di una versione rinnovata del Partito Popolare italiano. Ma Zuppi adesso sembra concentrato sul riprendere quei suoi 'colleghi' cui taglierebbe le mani. Con le ironie del caso, si intende. La questione interessa pure le posizioni politiche: alcuni parroci hanno iniziato a prendere posizione sull'attualità attraverso riflessioni postate sulla piattaforma di Zuckerberg. Gli ecclesiastici, insomma, hanno fatto la loro comparsa nell'arena della polarizzazione pubblica. E questo ha fatto sì che le istituzioni ecclesiastiche venissero associate a questa o a quella simpatia politica. Niente di più sbagliato, stando alla visione del presule bolognese.
Il Vaticano , intanto, ha lanciato la sua ultima app, che è finalizzata a far sì' che i fedeli possano pregare con il Santo Padre. La globalizzazione mediatica, insomma, chiama in causa pure la Chiesa cattolica, che a volte sembra costretta a rincorrere le mode dei tempi.
Monsignor Zuppi, però, ha posto un problema che sembra destinato a far discutere: è giusto che sacerdoti, suore e consacrati siano presenti, tengano quindi comportamenti comuni a tutti, sul web come un utente qualsiasi? La rivoluzione tecnologica pone domande che fino a poco tempo fa non erano ipotizzabili.
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