Brennero, Vienna alza il muro: "Sarà la Lampedusa del Nord"

L'Austria pronta a inviare soldati al confine. Cittadini preoccupati dall'arrivo dei migranti: "Anche l'Italia chiuda le frontiere"

Brennero, Vienna alza il muro: "Sarà la Lampedusa del Nord"

E' un nome topico della storia contemporanea dell'Italia: Brennero. Non è il semplice passo alpino che separa l'Italia dall'Austria, è una radiografia del passato recente del nostro Paese, ma non solo; letto in filigrana, questo nome, rivela anche il presente e il futuro dei due Stati di frontiera e dell'Europa.

Fu in questo fondovalle che nel 1940 Hitler e Mussolini celebrarono la loro alleanza e fu cinquantacinque anni dopo, in un mondo ebbro dalla caduta dei muri e dei totalitarismi, che venne simboleggiata con una stretta di mano la nascita dell'Unione Europea. Giorgio Napolitano, allora Ministro degli Interni, incontrava il suo omologo austriaco, Karl Schlogl e veniva così applaudita la fine del confine tra i due Paesi.

Sono passati vent'anni da quell'incontro e la storia sembra essere in balia di un corto circuito, gli anni avanzano ma il domani rincorre il passato ed ecco oggi l'Austria che è tornata a parlare di confine e muri. Il governo di Vienna ha annunciato la decisione di realizzare una barriera e una passerella per effettuare controlli sui migranti alla frontiera. Una politica dettata dalla paura che la chiusura della rotta balcanica dei profughi possa riaprire quella italiana. E quindi, per impedire un afflusso massiccio nel Paese alpino, i governanti di Vienna hanno deciso di svolgere controlli serrati, mettere un limite al numero di richiedenti asilo, effettuare respingimenti immediati e presidiare il confine con i militari. (guarda il video)

Un cippo e un Outlet oggi simboleggiano il passaggio tra le due Nazioni, le recinzioni ancora non ci sono, ma è come se già fossero state costruite. Qui al Brennero, il piccolo comune italiano prima del confine, la vita di ogni giorno infatti sembra essersi arrestata su quella striscia di demarcazione. Commercianti e residenti vivono ora con una grande incognita: ''Quale sarà il nostro domani?''. '' L'Austria tutela i suoi interessi, fa bene. Ma noi rischiamo di subire un danno economico'' spiega Silvia, titolare di un negozio di abbigliamento, che prosegue: 'N'on possiamo ospitare i profughi qua. E poi le code chilometriche danneggerebbero il turismo''. Non è la sola a pensarla così; in uno dei tanti bar che puntellano le uniche due vie del paese, un ristoratore apostrofa: ''Se vengono mille persone, mille migranti, chi lavora poi? Nessuno verrà più al Brennero''. E' il pensiero comune, la maggior parte degli esercenti accusa l'Italia di lassismo e legittima l'Austria. Nelle strade i cittadini parlano in tedesco, pensano in tedesco ma sentenziano in italiano, perchè il messaggio che vogliono lanciare gli abitanti di questo fazzoletto di terra frontaliera è indirizzato a Roma: ''Chiudere le frontiere italiane: non vogliamo che il Tirolo sia la nuova Calais''.

Ma 700 dimostranti arrivati domenica al Brennero da tutta Italia, da Germania e dall'Austria gridano in italiano, tedesco e inglese, l'esatto contrario: '' No confini'', ''No Borders'' e attaccano la decisione di Vienna, rivendicando politiche di accoglienza, di assistenza e solidarietà. Il sole brilla domenica, durante la manifestazione contro i muri e i confini e il vento muove i cartelli dei dimostranti. Sono ragazzi dei centri sociali, delle scuole superiori e ci sono anche alcune famiglie. La musica che si alza dal camioncino che apre il corteo è una miscellanea di canzoni che parlano di multiculturalità, che dicono no al razzismo e tra i tanti volti che compongono il corteo c'è anche Karim Franceschi, il 26enne di Senigallia, autore del libro ''Il combattente'', unico italiano andato a Kobane a combattere l'Isis arruolandosi come volontario tra le fila dell'YPG. Sa cos'è il terrorismo, l'ha visto e conosciuto da vicino e per questo spiega: ''E' importante essere qui in virtù degli attacchi di Bruxelles e degli attentati del Daesh. La nostra civiltà e umanità sono in pericolo. Ma noi dobbiamo essere forti e non farci influenzare dal terrorismo perchè il suo obiettivo è proprio quello di minare i valori democratici che caratterizzano la nostra Europa e la nostra cultura''. Un ragazzo del ''Centro Sociale Bruno'' di Trento poi aggiunge: ''Questo confine non deve esistere. L'Europa delle barriere e del filo spinato a noi non va bene, vogliamo un'Europa dell'accoglienza, della solidarietà e soprattutto dei diritti''.

Il corteo parte, ''Adelante Companeros!'' e ''Siamo tutti clandestini!'' danno il via alla marcia, la vallata è lo scenario, il confine viene oltrepassato, poi alcuni dimostranti occupano i binari e un piccolo spezzone del corteo si scontra con la polizia austriaca. Durano poco i tafferugli e tutto ritorna alla calma. E quando il serpentone umano ritorna in Italia, sul suolo austriaco rimangono solo le tende che simboleggiano i campi profughi d'Europa, e i giubbotti di salvataggio in ricordo delle vittime delle traversate dei mari.

E poi resta anche una scritta che recita ''Refugees Welcome to Europe''.

E' impressa a vernice su quelle montagne che hanno assistito a tutte le epoche e che ora sono testimoni di un presente che avanza senza rotta tra le correnti di un storia corale che va da Aleppo sino a Bruxelles, da Mogadiscio sino a Parigi e che passa anche per il Brennero.

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