Il virus si porta via Kenzo, ultimo samurai di eleganza

È stato il primo designer giapponese a trasferirsi a Parigi, uno degli uomini più raffinati e gentili che si siano mai visti nel mondo della moda

Il virus si porta via Kenzo, ultimo samurai di eleganza

È stato il primo designer giapponese a trasferirsi a Parigi, uno degli uomini più raffinati e gentili che si siano mai visti nel mondo della moda. Kenzo Takada, 81 anni compiuti in febbraio, è morto ieri pomeriggio per Covid all'ospedale americano di Neully sur Seine.

La notizia è arrivata nel bel mezzo della fashion week parigina che si sta svolgendo con qualche evento dal vivo nonostante il drammatico incremento dei contagi. Subito è partito un tam tam di ricordi in bilico tra un sorriso e una lacrima sul filo del rispetto. Nato il 27 febbraio del 1939 a Himeji, una piccola città vicina a Kyoto nel cui castello Kurosawa ha girato l'indimenticabile film Kagemusha, Kenzo era il quinto di sette fra fratelli e sorelle. «I miei genitori avevano una Casa del Tè molto rinomata», ci raccontò svariati anni fa. «Non c'erano geishe, ma l'albergo e il ristorante erano gestiti con eleganza: in primavera nell'acqua del bagno si mettevano le foglie di iris, in inverno quelle di mandarino e sempre si poteva partecipare alla cerimonia del tè di cui le mie sorelle hanno studiato il complesso rituale, mentre io all'epoca non ne volevo sapere anche se poi ho dedicato una stanza della mia casa parigina proprio a questa tradizione gentile e rasserenante».

Inventore di uno stile allegro, colorato, multietnico e pieno di gioia, il designer diceva di aver cominciato a interessarsi di moda il 1° gennaio del 1946, quando suo padre gli fece indossare l'abito dei Samurai per la festa di Capodanno. «Da quel giorno ho fatto tanta strada - raccontava -, ma in tutte le mie creazioni c'è qualcosa che ricorda la forma, il taglio, i colori e le proporzioni del kimono». I genitori volevano fargli studiare letteratura, ma lui nel 1958 è il primo alunno di sesso maschile accettato nella più importante scuola di moda del mondo: il Bunka Gakuen College di Tokyo. Da quelle aule dove si studiano dal vero tutti i tipi d'indumento prodotti dall'uomo (dalle tuniche delle mummie dei faraoni alle tute degli astronauti sulla Luna) esce con un diploma e una competenza sartoriale senza pari. Tre anni dopo viene assunto come stilista dai grandi magazzini Sanai. Lavora come un pazzo creando fino a 40 modelli al mese, ma certo non guadagna abbastanza per concedersi un viaggio in Europa dove muovono i primi passi Yves Saint Laurent e Pierre Cardin. Quest'ultimo ha una musa giapponese, la modella e attrice Hiroko, per cui Kenzo comincia a pensare che sotto il segno della moda l'Oriente possa incontrare l'Occidente. Proprio in quel momento riceve la provvidenziale somma di 350mila Yen come risarcimento perché lo stabile in cui abitava doveva essere abbattuto per danni di guerra. Non ci pensa due volte, parte in nave e sbarca a Marsiglia il 1° gennaio del 1965. Quella stessa notte arriva a Parigi che gli sembra sporca e buia fino a quando passa davanti a Notre Dame e se ne innamora per sempre. Apre Jungle Jap, un negozietto in Galerie Vivienne e Rosy Biffi, che per prima lo importerà in Italia, ricorda di essersi dovuta nascondere dietro un pareo per cambiarsi e provare i capi.

È il 1970, Kenzo ha appena fondato il suo marchio e Biffi lo venderà con tanto di negozio monomarca in via Bigli per 28 anni.

È l'inizio del cosiddetto flower power, lo stile che i francesi chiamano Fleur à porter. Nel 1980 per festeggiare il decennale del brand, viene offerta una festa epocale nel castello di Ferrière. In ogni sala si gusta una cucina diversa, il giro del mondo attraverso moda e cucina. Le sfilate del giovane giapponese diventano irrinunciabili. Ne ricordiamo una in cui Jerry Hall litigò selvaggiamente con Katoucha per avere l'uscita finale con un copricapo da Sioux.

Vinse la bionda che poi avrebbe sposato Mick Jagger, ma l'altra le tirò anche un ferro da stiro. Un'altra volta c'era talmente tanta gente ammassata all'ingresso che Xavier de Castella, amatissimo compagno del designer, si arrampicò in cima al tendone urlando «appellez la police».

Morì di Aids nel 1991 e l'anno dopo scomparve anche Atzuko Kondo, braccio destro del designer. Lui non si è mai ripreso da questi due colpi. Nel '93 ha ceduto l'azienda al Gruppo Lvmh e nel '99, a 60 anni, si è ritirato con un'indimenticabile sfilata allo Zenith di Parigi.

In passerella c'erano persino gli elefanti, i giocolieri, le geishe e tutto l'immaginario di un uomo che dal nulla ha creato un impero dei segni. Mancava solo l'allegria. «Disegno tanto e questo mi dà pace», ci ha detto lo scorso febbraio. Speriamo che ovunque sia ora trovi carta e matite colorate.

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