Colpo di scena all'Avana. Fidel Castro non solo rinuncia alla guida del Partito comunista ma chiede anche di essere estromesso dal comitato centrale. Insomma, si fa da parte. Ma chi pensasse a una svolta democratica nell'isola caraibica dovrà ricredersi. Niente di nuovo sotto il sole. Il potere resta ben saldo nelle mani del Partito e in quelle di Raul Castro, fratello di Fidel. Il Líder máximo ha annunciato il suo ritiro in un articolo pubblicato oggi sul sito Cubadebate.cu. Da sabato è in corso il VI congresso del partito, il primo dal 1997. Deve rinnovare i vertici politici e approvare le riforme, considerate necessarie per evitare il fallimento. Nessuna svolta liberale ma solo una timida apertura al libero mercato.
L'annuncio di Fidel "Raul (Castro) sa che non accetterei nessun incarico di responsabilità del partito", ha scritto Fidel. Castro, 84 anni, è stato il primo segretario del comitato centrale dopo la nascita del partito, nel 1965. Ha ceduto la guida del partito al fratello Raul, a cui aveva già affidato la guida del Paese, nel 2006, per gravi motivi di salute. Oggi, alla chiusura del Congresso, saranno resi noti i nomi dei nuovi dirigenti del partito. Raul Castro dovrebbe essere nominato primo segretario al posto del fratello.
Via alle riforme economiche Il Partito comunista cubano ha approvato una radicale lista di cambiamenti economici. Lo ha riferito la tv di Stato. La riunione del partito è stata chiamata a individuare un nuovo corso per l'economia cubana, prendendo a modello la Cina.
Il regime vuole accelerare l’iniziativa privata già avviata negli ultimi anni: finora 130mila contadini hanno ricevuto appezzamenti di terra e sono state concesse 171mila licenze per l’apertura di piccole imprese. Il governo cubano prevede che per il 2015 1,8 milioni di cubani - su un totale di 5 milioni di forza lavoro - saranno impegnati nel settore privato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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