Vajra, i visionari del Barolo

Una cantina che fin dall’inizio ha puntato sull’innovazione in un territorio molto tradizionalista, che viene dimostrata anche dal Claré J.C. un vino fresco e leggermente mosso che riprende una tradizione produttiva del territorio, riscoperta da un taccuino di viaggio del terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson

Vajra, i visionari del Barolo
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Azienda familiare a Barolo, nel cuore della zona enologica più pregiata del Piemonte, GD Vajra (con le prime due lettere che sono un omaggio di Aldo Vaira al padre Giuseppe Domenico per avergli donato il primo nucleo di vigneti nel Bricco delle Viole) è specializzata nel recuperare e valorizzare varietà tradizionali un po’ trascurate come il Dolcetto e la Freisa e nell’aver portato nelle Langhe il Riesling Renano, chicche che fin dagli anni Ottanta affiancano le produzioni più classiche del territorio come il Barolo, il Nebbiolo e la Barbera

L’ultima novità in casa Vajra, azienda che Aldo conduce con la moglie Milena e i figli Giuseppe, Francesca e Isidoro è il Claré J.C.: un Nebbiolo vinificato in purezza, che si presenta in una veste leggera e sbarazzina, con un accenno pétillant e un bouquet decisamente piacevole. Un vino ispirato all’antico metodo di vinificazione utilizzato in Piemonte nel XVII secolo, che prevede l’imbottigliamento subito dopo la fermentazione, così da mantenere un finale piacevolmente fresco e che Giuseppe ha immaginato quando nel 2013 trovò nei diari di Thomas Jefferson il riferimento a un viaggio in Piemonte del 1787 nel quale il futuro presidente degli Stati Uniti racconta di un vino “dolce come il setoso Madeira, astringente al palato come il Bordeaux e viva cecome lo Champagne”. I Vaira si interrogarono sulle cause di quella effervescenza insolita e trovarono risposta nei protocolli di vinificazione di Giovanni Battista Croce, gioielliere di casa Savoia e grande appassionato di vini, pubblicati nel 1606, che rimandavano a vini leggeri e leggermente mossi. “Con Claré J.C. – spiega Giuseppe Vaira - stiamo prendendo una diversa direzione rispetto alla strada più battuta: è un ritorno al tempo in cui i vini da uve nebbiolo erano più freschi e morbidi. Un vino per chi si sente bambino dentro e prova curiosità per il passato dimenticato”.

“Siamo un’azienda familiare e artigianale – dicono i Vaira - e ci accompagna una squadra giovane, entusiasta e appassionata quanto noi. Curiamo direttamente i nostri vigneti perché riteniamo che questosiail punto di partenza della qualità ma soprattutto perché amiamo questa terra. Tutti i vini che produciamo sono ispirati alla finezza e all’eleganza. Hanno un senso del luogo e parlano dei vigneti, delle varietà e dell’annata di cui sono frutto. Armonia e personalità sono indissolubilmente uniti, così che ogni bottiglia possa essere godibile da giovane e trarre giovamento dall’affinamento”.

Aldo Vajra iniziò a curare giovanissimo le sue prime vigne, fin da subito con una visione coraggiosa e innovativa. Sono state le stagioni inclementi a dettare il ritmo dei suoi cambiamenti. Nel 1972, ad appena 19 anni, decise in seguito a un’annata inclemente di vinificare in proprio invece che conferire le uve. Nel 1986, quando una violenta grandinata distrusse i suoi vigneti, decise di puntare su vigne in territori diversi, che non potessero essere azzerate da un solo evento.

Oggi Vajra conta su 60 ettari e produce 350mila bottiglie l’anno, tante per le Langhe. Tra le etichette più blasonate i “cru” di Barolo Bricco delle Viole, Ravera, Albe, Coste di Rose, dalle caratteristiche molto differenti.

Ci sono anche i Barolo della cantina Baudana, affidati da quella famiglia alle cure dei Vaira fin dal 2009. Poi ci sono la Barbera d’Alba Doc e Superiore, il Langhe Nebbiolo Dop, il Dolcetto d’Alba Doc, il Riesling Docg Pètracine, il Moscato d’Asti, il Metodo Classico Extra Brut Rosé N.S. della Neve.

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