Se la censura arriva fino alla scienza

Quando pensiamo alla cancel culture di norma ci immaginiamo che minacci la Storia o la Letteratura

Se la censura arriva fino alla scienza

Quando pensiamo alla cancel culture di norma ci immaginiamo che minacci la Storia o la Letteratura. Viene difficile pensare che renda la vita difficile anche a chi si occupa di scienze pure dove i numeri, il dato oggettivo, hanno un ruolo pesante. Eppure l'allarme arriva anche lì. Per rendersene conto basta vedere il livello di preoccupazione emerso negli scorsi giorni ad un convegno all'università di Stanford (sì, proprio l'università di quel famoso esperimento carcerario del 1971 condotto dal professor Zimbardo che tanto ci ha detto sulla natura della violenza).

Bene, in 150 tra docenti e ricercatori hanno fatto il punto sulla libertà di ricerca. Tra loro c'erano l'economista John Cochrane, il geofisico Dorian Abbott, il matematico Sergiu Klainerman, l'economista Tyler Cowen, lo storico Niall Ferguson... e decine di altri luminari meno noti delle scienze dure, ovvero quelle con poco spazio alla discussione e all'interpretazione. Eppure proprio questi scienziati hanno spiegato di trovarsi in grossa difficoltà. Come ha spiegato Common Sense, il giornale online fondato da Bari Weiss, che ha seguito tutti i lavori, le nuove ideologie buoniste nella forma, autoritarie nei fatti, rendono difficile la vita persino ai biochimici o ai biologi. Eppure è così, ad esempio nelle università americane è diventato normale contestare agli insegnanti che i sessi siano due - parliamo di sessi, non di generi o di identificazione di genere - alla faccia delle evidenze biologiche o dei dati. Abbastanza per mettere in crisi concetti base dell'evoluzione come la «selezione sessuale». Il tutto con le università Usa che iniziano anche a negare l'accesso agli scienziati a database che paiono scomodi. Il rapporto tra genetica e comportamenti diventa subito un tema tabù e visto come a rischio di razzismo. La rivista Nature Human Behaviour, per capirci, ha annunciato in un recente editoriale: «Sebbene la libertà accademica sia fondamentale, non è illimitata».

Una rivista prestigiosa che dice chiaro e tondo che lo studio della variazione umana è di per se stesso sospetto. Cosa possa comportare tutto questo in termini di evoluzione scientifica non dovrebbe nemmeno essere spiegato... E invece. E invece censura preventiva che arriva ovunque.

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