Addio a Marotta, l'artista che amava i bestiari colorati

Addio a Marotta, l'artista che amava i bestiari colorati

Proprio nell'ultimo numero, ancora in edicola, il mensile Arte gli ha dedicato la copertina. E fino al 27 gennaio prossimo le sue sculture in plastica colorata, che rappresentano animali esotici e palme rigogliose, sono esposte alla Gnam di Roma, divenuta da tempo la sua città. Gino Marotta se ne è andato così, all'improvviso, al culmine di un giusto processo di rivalutazione dell'opera, cominciato con l'inserimento dei lavori storici nella mostra «Italics» a Palazzo Grassi nel 2008; quindi la personale al Macro di Roma nel 2010, e buoni risultati d'asta con prezzi superiori ai 30mila euro in costante crescita.
Marotta è nato a Campobasso nel 1935 ma presto lascia il Molise per trasferirsi nella Capitale dove per prima cosa va a trovare il maestro De Chirico. Comincia a esporre molto giovane nel 1957 e all'inizio viene collegato dalla critica alla sensibilità pop dell'epoca. Gli piacciono molto le immagini, passione che condivide con Pino Pacali, ironico e inesausto sperimentatore attratto dai materiali nuovi, simbolo della leggerezza e della tecnologia dei primi anni '60. È stato uno dei rari esempi di artista trasversale e curioso, che si interessa di cinema e teatro, prestando le proprie invenzioni a scopo scenografico. Tra le collaborazioni più interessanti si ricordano quella con John Houston per alcune scene della Bibbia e in diversi lavori di Carmelo Bene, Nostra signora dei Turchi, e Homellette for Hamlet (premio Ubu per la miglior scenografia nel 1988). Altra curiosità sono i programmi radiofonici in diverse trasmissioni di cultura che ha scritto e condotto.
Il suo curriculum vanta presenze importanti nelle maggiori rassegne italiane, dalla Quadriennale di Roma alla Biennale di Venezia (sala personale nel 1984); ha insegnato decorazione all'Accademia di Roma e ha diretto quella dell'Aquila.
Forse troppo eclettico per i suoi tempi, non imparentabile al rigore poverista, Gino Marotta risulta addirittura più moderno e intrigante oggi, che i confini tra le arti sono meno definiti, rispetto a quando era un giovane promettente.

Autore di diverse installazioni ambientali, per sottolineare il rapporto necessario con la natura, verrà ricordato soprattutto per il suo bestiario fantastico tridimensionale, tra trasparenze e shilouette ritagliate nei metacrilati colorati. Era una persona affabile e disponibile che mancherà molto all'ambiente dell'arte romana, dov'era stimato e apprezzato.

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