Addio a Weiss, si spezza la coppia d’oro dell’arte

Addio a Weiss, si spezza la coppia d’oro dell’arte

Dopo Gilbert&George erano la coppia più celebre dell’arte internazionale. Ma chi sceglie di lavorare insieme, condividendo ogni passaggio dell’atto creativo, difficilmente resiste quando una delle parti scompare.
Ieri si è saputo che due giorni fa è morto, a 66 anni, David Weiss, che insieme a Peter Fischli, ex studente dell’accademia di Urbino e Bologna, aveva formato un ensemble irresistibile e molto quotato nell’ambiente. Entrambi zurighesi, nel 1979 decidono di unirsi in una specie di marchio di fabbrica che può ricordare quello di una fiorente ditta svizzera. La storia dell’arte ricorderà Fischli&Weiss per almeno due motivi: perché hanno riempito di ironia il serioso mondo del concettuale impegnato, mirando a sovvertirlo con il sorriso e il sarcasmo, fin dal lavoro che diede loro celebrità, Würsterie (Fotografie di salsicce: una serie di immagini di diversi tipi di salsicce intere e a fette abbinate tra l’altro a foto di incidenti stradali e sfilate di moda). E perché hanno completamente rifiutato uno stile riconoscibile: ogni opera nasce per motivi diversi da un’altra e ciascuna richiede il suo linguaggio ideale per esprimersi. Fischli&Weiss sono stati quindi, di volta in volta, scultori, fotografi, videomaker, concettuali, tanto eterodossi e imprevedibili da essere persino difficili da riconoscere.
Nel loro ampio catalogo poetico troviamo due sedie che ruotano su se stesse e oggetti quotidiani che si reggono in equilibrio precario; fotografie di aeroporti e porti, scattate quando i non luoghi erano un vero e proprio tormentone; sculture in creta realizzate male e altre in gomma nera che sembrano di liquirizia; un topo e un panda sdraiati in terra e l’esilarante video The Way Things Go dove gli oggetti innescano un meccanismo surreale di reazione a catena. Proprio questo modo di procedere così scanzonato li ha avvicinati al grande pubblico, nonostante nel loro lavoro non mancasse certo la componente teorica e intellettuale, come è dimostrato da Questions, ovvero 243 interrogativi non risolti e piuttosto enigmatici (con cui vinsero nel 2003 il Leone d’Oro per la miglior opera esposta alla Biennale di Venezia).


Rappresentati dalle più importanti gallerie del mondo, ad esempio Matthew Marks a New York, Fischli&Weiss sono molto conosciuti anche in Italia: nel 2008 la Fondazione Trussardi ha ospitato un’antologica a Milano, mentre nel 2011 hanno avuto il privilegio di una sala personale alla Biennale di Venezia, curata dalla loro connazionale Bice Curiger. È molto probabile che l’imminente «Documenta» dedichi al duo il primo, doveroso, omaggio postumo.

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