Avventure artistiche di Cosroe Dusi, pittore romantico al servizio dello Zar

Avventure artistiche di Cosroe Dusi,  pittore romantico al servizio dello Zar

C osroe Dusi (Venezia 1808-Marostica 1859) sarebbe stato dimenticato, se gli eredi e alcuni storici non avessero cominciato da un ventennio a ricercarne opere e documenti. Riemerge così dall'oblio un raffinato pittore romantico, esperto in tutti i generi, dalla pala d'altare al ritratto al dipinto di storia. Ma soprattutto un personaggio singolare, che ha avuto fortuna alla corte dello zar di Russia Nicola I, dove lavorò dal 1839 al 1859.
Una grande mostra, Cosroe Dusi 1808-1859. Diario artistico di un veneziano alla corte degli Zar, aperta nel Castello Inferiore di Marostica sino al 14 ottobre, ne ripercorre vita e attività presentando duecento opere, molte inedite (40 dipinti e 150 tra disegni, acquerelli, litografie) recuperate da chiese, collezioni private e musei (catalogo Skira).
Nato in una Venezia suddita dell'Austria, Dusi, dopo una formazione neoclassica presso l'Accademia di Belle Arti, incontra un ambiente difficile, in cui l'appoggio di prestigiosi insegnanti si scontra con giudizi critici non sempre favorevoli. Nonostante esordi brillanti, come dimostra il bellissimo Alcibiade, firmato e datato nel 1624 a diciotto anni, la Francesca da Rimini, il primo manifesto personale di adesione al nuovo gusto storico-romantico, esposto a Brera nel 1831, non viene valorizzato.
La grande svolta avviene con il trasferimento nell'autunno del 1839 a San Pietroburgo. Come spiega lui stesso in un diario, conservato presso gli eredi e scritto dal 1840 al 1843, a favorire il suo desiderio di trasferirsi nella capitale russa era stato l'incontro nel suo studio con il granduca ereditario Aleksandr Nikolaevic, tramite il console russo a Venezia. Munito di importanti lettere per i più alti personaggi di San Pietroburgo, arriva nella città il 20 aprile 1840. Alloggiato sulla prospettiva Newskj, conosce il bel mondo che gravita intorno alla corte, duchi e belle donne come la contessa Olga Orlova, che ritrae con il figlio Nicola e lo introduce presso facoltosi committenti. Piovono le ordinazioni di ritratti, disegni, opere sacre.

Diventato professore presso l'Accademia di Belle Arti della città, si dedica anche alla pittura di icone, genere insolito per uno straniero cattolico, destinate alla chiesa privata del palazzo Mariinskij sulla Mojka e ad altri importanti edifici (opere oggi perdute). Stanco e malato nel 1859, si rifugia infine a Marostica, nel piccolo podere comprato poco prima, dove muore a 51 anni il 20 ottobre.

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