Beni culturali, contro i trafficanti scende in campo l'Europa

Pronta la proposta di riforma, firmata dalla Commissione, che aiuterà gli Stati membri a farsi restituire opere d'arte e reperti archeologici e storici trafugati o venduti illegalmente dal crimine organizzato. Tajani: la tutela del patrimonio culturale è fondamentale per la Ue

Procedure più facili, nell'Unione europea, per rimpatriare i beni culturali usciti illecitamente dal territorio nazionale dei Paesi membri. La Commissione europea ha adottato un'iniziativa per aiutare gli Stati, perché la legislazione vigente non è considerata abbastanza efficace. In sintesi, le modifiche prevedono l'ampliamento della tipologia dei beni di cui si può chiedere la restituzione, l'allungamento dei termini per la presentazione delle richieste di restituzione, l'obbligo a carico del possessore del bene (che richieda un indennizzo per la restituzione) di dimostrare che l'acquisto non è avvenuto in malafede, e il miglioramento dello scambio di informazioni tra le autorità competenti degli Stati interessati.
Se approvate, le modifiche proposte si applicheranno ai beni culturali classificati come «beni del patrimonio nazionale» usciti illecitamente a decorrere dal 1993, si legge sul comunicato diffuso ieri dalla Commissione, e che si trovano attualmente nel territorio di un altro Stato membro.
L'esecutivo comunitario ricorda che la perdita di beni culturali classificati come «beni del patrimonio nazionale aventi un valore artistico, storico o archeologico» costituisce una forma particolarmente grave di traffico illecito, priva i cittadini della loro storia e identità e mette in pericolo la conservazione del patrimonio culturale degli Stati.
«La salvaguardia del patrimonio culturale di tutti gli Stati membri è di fondamentale importanza per l'Unione europea», ha affermato Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione, responsabile per industria e imprenditoria. «L'effetto dannoso sul nostro patrimonio nazionale rappresenta una grave minaccia alla conservazione delle nostre origini e della storia della nostra civiltà».
A questo punto la proposta andrà in discussione al Parlamento e dovrà essere approvata dal Consiglio europeo. Gli Stati membri avranno poi a disposizione un anno, dall'adozione dell'atto, per conformarsi alle nuove disposizioni.
La Commissione spiega che nel traffico illegale di beni culturali rientra un'ampia serie di casi, che vanno dall'uscita illecita dei beni culturali senza la necessaria autorizzazione al commercio di beni rubati.
Spesso si tratta di attività gestite dalla criminalità organizzata, particolarmente redditizie in un mercato interno senza frontiere, come quello dell'Unione, caratterizzato da un importante patrimonio storico e culturale. L'allegato della direttiva vigente contiene un elenco di diverse categorie cui i beni culturali devono appartenere per poter essere restituiti allo Stato membro di origine. Si tratta di categorie determinate sulla base di criteri di antichità e, o valore. Ad esempio reperti archeologici aventi più di 100 anni, quadri e pitture fatti a mano aventi più di 50 anni e del valore di 150.000 euro.


Dalle relazioni nazionali e dalle valutazioni della Commissione emerge che il ricorso alla direttiva è raro e di efficacia limitata. L'attuale strumento legislativo non costituisce un deterrente per la criminalità operante specificamente nel settore dei beni culturali, né previene il traffico di beni culturali di provenienza ignota.

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