Denis Piel: "Con Down to Earth torniamo a ciò che è importante"

Dal 3 febbraio al 4 marzo 2022 la Galleria Gracis di Milano ospita la prima grande mostra in Italia del fotografo e regista internazionale. Ecco cosa ha raccontato a ilGiornale.it

Denis Piel: "Con Down to Earth torniamo a ciò che è importante"

Dal 3 febbraio al 4 marzo 2022 la Galleria Gracis di Milano ospita Down to Earth, la prima grande mostra in Italia del fotografo e regista internazionale Denis Piel. Riconosciuto principalmente per il suo apporto alla fotografia di moda negli anni '80, in cui scatta in un decennio più di 1000 servizi editoriali per Vogue americano, tedesco, italiano, francese, inglese, Vanity Fair, Self e Gentlemen's Quarterly, Piel inizia in seguito a concentrare la sua attività sulla regia cinematografica fondando la Jupiter Films. Dopo l'11 settembre, Piel e la sua famiglia si trasferiscono nel sud-ovest della Francia per vivere e lavorare al Château de Padiès, un castello medievale e rinascimentale che stanno restaurando dal 1992: la proprietà comprende il castello e Les Jardin du Château de Padiès, esperimento di agroecologia sviluppato secondo i principi della permacultura e dello sviluppo sostenibile.

Padiès e l'ambiente locale sono diventati fonte di ispirazione per Piel e centro della sua attuale pratica fotografica. E Down to Earth racconta proprio di questo: le opere, che si ispirano all'agricoltura biologica e rigenerativa praticata nei Giardini, ritraggono il mondo naturale, rivisitando la mitologia classica e creando echi con la storia dell’arte occidentale di fine Ottocento e inizio Novecento. Terreni coltivati, boschi, prodotti del raccolto, corpi maschili e femminili a riposo e al lavoro intessono parallelismi con opere iconiche e miti: nudi, come ninfe e satiri, respirano e pulsano all’interno delle immagini, abitando un paesaggio quasi onirico, aldilà dello spazio e del tempo, ma, allo stesso modo, impregnato di vita.

Abbiamo rivolto a Denis Piel alcune domande.

Lei è stato uno dei più importanti fotografi di moda nell'epoca d'oro della fotografia di moda, quegli anni ottanta che molti hanno identificato come epoca di disimpegno ed edonismo. Un po' tutto per lei è cambiato dopo l'11 settembre: da New York alla campagna francese, dal fashion all'agroecologia e alla sostenibilità. Ci racconta di come tutto cambiò?

"Il mio contesto ambientale è cambiato ma la mia mentalità no, non esattamente. Sono in realtà sempre stato attratto dalle possibilità di un nuovo modo di vedere, per cui ho preso l’occasione della piega degli eventi come un'opportunità per essere maggiormente consapevole di ciò che era più importante per il mio modo di pensare. E per scoprire nuove prospettive visive che non avrei potuto incontrare nella mia vita in un contesto prettamente urbano. Senza dubbio, con l'età, presto sempre più attenzione a cosa significa ogni singola giornata per me, a quali valori do alle relazioni e all'ambiente. Ma il contesto che mi circonda influenza il mio atteggiamento".

Spesso capita che eventi epocali incidano profondamente sulle coscienze, in particolare su quelle creative: ho notato da parte degli artisti una tendenza generale, da quando è scattata l'emergenza pandemica con tutte le sue conseguenze, ad essere molto più focalizzati sulle urgenze ecologiche e climatiche. Qual è secondo lei il motivo?

"La pandemia ci ha costretti a riflettere su ciò che è importante nella nostra vita. La natura e le nostre relazioni diventano fondamentali. La consapevolezza delle urgenze ecologiche e climatiche che stiamo affrontando è impossibile da ignorare. Come artista sembra del tutto naturale dare voce a questi temi nella propria arte. Down to Earth è nato proprio da questa comprensione. Oggi il nostro rapporto con la terra è diventato ancora più rilevante".

Down to Earth

Per Down to Earth lei ha scattato per la prima volta in digitale: parrebbe quasi un controsenso, se rapportato a quello che sembra un ritorno alla sostanza, al materico, alla natura e alla tradizione...

"Ho amato la pellicola e i suoi aspetti fisici, dal caricamento della macchina fotografica, all'elaborazione della pellicola, alla stampa delle immagini. Avrò sempre nel cuore l’aver lavorato in quel modo. Ma lavorando in digitale non credo di aver perso il rapporto di base con i miei soggetti, che è in definitiva fondamentale per il mio lavoro. E sono sempre incuriosito dalle nuove tecnologie. Certo, devo comunque ammettere di essere ancora affascinato dalla vecchia macchina fotografica e dalla pellicola".

L'erotismo, che è sempre stato centrale nelle sue opere, assume qui un aspetto archetipale, in forte relazione con la terra, con la fertilità e la ciclicità. Quanto rimane di naturale nei modelli della vita umana nel contesto di una civiltà iperurbanizzata, in quest'epoca di stacco spesso estremamente radicale dalla natura?

"Non definirei questo mio lavoro come erotico, ma più come un'esplorazione della sensibilità primordiale della nostra natura. Respiriamo tutti la stessa aria e abbiamo gli stessi bisogni e desideri, i nostri istinti naturali prevalgono ancora. Ora, che lo si neghi o meno, queste dinamiche non cambiano. Down to Earth è il mio modo di mostrare almeno un aspetto della nostra armonia con la natura".

A prescindere dall'attenzione alle istanze ecologiche e alla ricerca del superamento virtuoso dell'antropocene, sembra tracciarsi comunque una strada che porta - in qualche forma - sempre più verso un certo transumanesimo. Qual è la sua opinione in merito?

"Inizialmente si presenta tutto come qualcosa di molto eccitante, con la possibilità di salvare molte vite e alleviare la sofferenza di innumerevoli persone da molte malattie.

Poi, ecco le grandi domande: come lo controlleremo? Saremo in grado di renderlo disponibile al mondo intero e non lasciare che diventi un'altra piattaforma economica per separare ancora di più i ricchi dai poveri? Potrebbe essere un modo per unirci, un'opportunità per includere una risposta mondiale a qualcosa che è così potenzialmente in grado di cambiare la vita; ma si sa, il potere del commercio e del profitto saranno come sempre qualcosa di difficile da controllare. Insomma, possibilità eccitanti e spaventose".

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