Ecco il museo da leggere Da domani con "il Giornale" l'arte raccontata da Sgarbi

Da domani gratis con il Giornale il primo inserto sulle opere più significative dei nostri Maestri. Dal Medioevo alla Biennale 2011

Ecco il museo da leggere Da domani con "il Giornale" l'arte raccontata da Sgarbi
Inizia un viaggio nella storia dell’arte che indica alcune opere inevitabili, e solita­mente evitate. È difficile dire che il valore universale di un’opera d’arte o di una poesia ci riguarda. Può essere universale anche un’opera conosciuta e amata da uno solo.Poi ci sono gli autori, le opere, i romanzi popolari. Ciò che è amato e conosciuto da molti non ha necessariamente un valore universale. E, pe­rò, ci impone di considerare le ragioni della sua popolarità.

In alcuni casi le due condizioni coincidono: vi sono artisti univer­sali e popolari. Pensiamo a Leo­nardo, a Michelangelo, a Raffael­lo. Ma anche la coincidenza di queste due condizioni non com­porta che ciò che essi hanno crea­to ci riguardi. Gran parte del­l’umanità vive senza Dante o con una conoscenza molto limitata e convenzionale dell’opera di Dan­te. Lo stesso si può dire di Leonar­do, di Michelangelo, di Caravag­gio. Ma capiscono di più quelli che molto studiano o quelli che vengono folgorati da una improv­visa apparizione? Qual è l’effetto che produce a un osservatore, impegnato e disinteressato, una scultura dell’Antelami o un dipin­to di Lorenzo Lotto? Dobbiamo rassegnarci a conoscenze imper­fette anche per coloro che hanno predilezioni e rapporti privilegia­ti con le opere d’arte.

Cominciamo dunque con Wili­gelmo, proseguiamo con Giotto, Duccio di Buoninsegna, Pietro Cavallini e così per cento opere immortali. Molti saranno curio­si, molti interessati, alcuni faran­no la collezione degli inserti, i più coscienziosi e i più critici legge­ranno tutto; qualcuno partirà per andare a vedere le opere se­gnalate. Ma, per fare una ipotesi, quale sarà la reazione e quale il li­vello di curiosità e di coinvolgi­mento del direttore di questo giornale?

Quando l’impresa iniziò con un taglio più discreto e senza lo schema dell’uno contro tutti, che contrappone questo inserto monografico al domenicale del Sole 24Ore il direttore, nel manifestare il suo compiacimento, mi disse, non so se esprimendo una sua preferenza o una convinzio­ne viscerale, che il pubblico sarebbe stato più attratto dall’arte contemporanea, intendendo una periodizzazione che risalis­se agli Impressionisti. Non po­tremmo sapere se aveva ragione, perché non lo abbiamo in alcun modo ascoltato, iniziando con un autore di quasi mille anni fa, Wiligelmo, il quale, per altro, al mio maestro Francesco Arcange­li evocava Jackson Pollock. Dun­que noi, a ritroso, siamo partiti dall’inizio dell’arte moderna, che è un po’ più indietro degli Impressionisti, ma non importa.

Quello che troveremo in que­sto viaggio non è comunque misurabile in termini strettamente cronologici e non perché le opere d’arte siano senza tempo, ma perché leggerle e interpretarle implica tentare di dimostrare ciò che apparentemente non si vede e chiarire, per approssimazione, ciò che unisce il presente alla storia e annulla il tempo e la distan­za fra un’opera e l’altra. Così il direttore potrà vedere De Chirico in Maso di Banco e Klimt in Simo­ne Martini. D’altra parte all’uni­versità fu entusiasmante vedere l’affinità, quando non l’identità, di Pier della Francesca e Mon­dri­an attraverso la puntuale lettu­ra del mio maestro, Francesco Ar­cangeli. Nessuna forzatura e nes­sun tentativo di attualizzare, con interpretazioni arbitrarie, ma una limpida visione delle costan­ti della civiltà occidentale e dei «tramandi» che rendono affini cose lontane.

E dunque iniziamo un cammi­no, senza l’ambizione di propor­re manifesti per la cultura, ma qualche illustrazione e chiari­mento perché parlino alla nostra ragione attraverso gli occhi le im­magini con le quali gli artisti han­no trasformato la realtà vivente in interpretazioni della loro ani­ma. Sarà evidentissimo in pittori come Vitale da Bologna e Crivel­li, Correggio, Parmigianino e Cos­mè Tura.

E che gli artisti dialoghi­no attraverso i secoli è esemplar­mente evidenziato in una mostra a Forlì dove proprio Cosmè Tura, artista del Quattrocento ferrare­se, è messo a confronto con Adol­fo Wildt, scultore del primo Novecento.

Nell’arte, i tempi sono lontani, il pensiero è uno.

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