Continua la celebrazione degli anni 70 a Milano attraverso artisti e opere capaci di segnare profondamente il decennio più discusso della nostra storia recente. Accanto alla mostra «Addio anni 70» di Palazzo Reale, di cui abbiamo già riferito, ecco riesplodere il caso Baj con il suo lavoro più famoso e controverso, I funerali dellanarchico Pinelli, da domani esposto alla Sala delle Cariatidi del medesimo Palazzo, visitabile gratuitamente fino al 2 settembre.
La genesi di questa gigantesca installazione (lunga 12 metri, alta 3 e profonda 9) è passata alla storia forse più dellopera stessa. Esattamente quarantanni fa, il 17 maggio 1972, era stata fissata linaugurazione dellAnarchico Pinelli proprio alla Sala delle Cariatidi: quella stessa mattina Luigi Calabresi venne ucciso sotto casa. Non vi era certo altra possibilità che sospendere lapertura al pubblico, nonostante i manifesti campeggiassero sui muri di tutta Milano e levento fosse molto atteso. Lassassinio del commissario diede lavvio alla stagione più aspra del terrorismo, che indubbiamente trovò attorno a sé un clima se non fertile almeno ambiguo, basti pensare al documento contro Calabresi. Di questo veleno ideologico risente anche lopera di Enrico Baj che se da un punto di vista linguistico-formale si pone bene nel filone dellarte a sfondo sociale, per ciò che riguarda i contenuti è arroccata su posizioni preconcette e non si fa neppure sfiorare dal beneficio del dubbio. Trattandosi di un avvenimento caldo, senza la distanza della storia, un giudizio così unilaterale è lo specchio della politica di quegli anni.
Al centro della scena sta Pinelli in volo, accompagnato nella caduta da undici mani aperte. A sinistra il primo blocco di figure: sono undici anarchici vestiti di abiti poveri come i lavoratori del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, piangenti e simboleggianti la pietas. A destra, netto è il contrasto, i sette poliziotti in uniforme alabardata e ricca di medaglie, dallespressione feroce e grottesca. Sparse sul proscenio le donne di Pinelli, le bambine e la moglie inginocchata in una modalità espressiva ripresa da Guernica di Picasso. Ulteriore riferimento, a partire dal titolo, è nei Funerali dellanarchico Galli di Carlo Carrà (1911).
Eppure questo lavoro non è mai diventato un vero e proprio manifesto ideologico sugli anni 70, anzi cè stato un certo imbarazzo nel proporla e nellesporla a seguito della pressoché totale abiura del suo autore. Enrico Baj, infatti, nel decennio successivo interpreterà il ruolo dellartista commerciale e a causa delle sue posizioni molto critiche nei confronti delle avanguardie, verrà bollato come reazionario. Baj ha cosi pagato lostracismo della critica, nonostante loperazione di pura militanza su cui avrebbe dovuto campare di rendita.
È unopera che comunque ha fatto il giro del mondo, ma è stata solo una volta a Milano, a Brera nel 2003.
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