La macchia di Borrani è degna di Vermeer

La macchia di Borrani è degna di Vermeer

Campi gialli, contadini bruciati dal sole, buoi e carri, mare azzurro. I Macchiaioli hanno sempre un loro fascino perché ripropongono realtà luminose e intonse dell'Ottocento. Odoardo Borrani (Pisa 1832 - Firenze 1905) è uno di loro, e non certo un minore. Anzi, è uno dei primi a sperimentare la pittura «di macchia» e fra i migliori nel creare paesaggi di luce o interni degni di Vermeer. Purtroppo, nonostante un certo entusiasmo critico dopo la morte e negli anni Ottanta del Novecento, è stato trascurato. A riproporne il valore è una mostra, aperta sino al 4 novembre al Centro Matteucci per l'Arte Moderna di Viareggio, progettata da Giuliano Matteucci. L'intento è presentare, oltre a capolavori celebri come L'analfabeta, una serie di paesaggi sconosciuti, di collezione privata, e di ripercorrere l'attività dell'artista.
L'analfabeta, firmato e datato 1869, rappresenta un interno borghese molto ben arredato in cui la padrona di casa, forse Carlotta Meini, moglie del pittore, scrive una lettera per conto della domestica analfabeta. Quando lo dipinse, Borrani aveva alle spalle una lunga formazione a Firenze presso il pittore purista Gaetano Bianchi, che lo aveva coinvolto nel restauro degli affreschi di Paolo Uccello e del Ghirlandaio in Santa Maria Novella. Nell'estate del 1861 il pittore, insieme all'amico Raffaello Sarnesi, aveva affrontato a San Marcello Pistoiese nuove esperienze sul paesaggio. Nella pace dell'Appennino i due «volontari eremiti» avevano trasformato la loro pittura «di macchia» ancora impressionista in una sintesi di luce-colore, controllata dal disegno, secondo la più schietta tradizione toscana. Dipingevano gomito a gomito, come Van Gogh e Gauguin, immortalando pascoli sulle alture, buoi, carri e mietiture di grano. Il trasferimento a Castiglioncello nel 1862 e poi negli anni successivi a Piagentina, apre a nuovi scenari campestri e marini, meditati, quasi scientifici, come dimostrano il mai esposto Carro rosso a Castiglioncello e la silenziosa immobilità dell'Arno a Varlungo, nelle due versioni del 1868 e del 1872-1875, entrambe firmate. L'alta qualità di Borrani è evidente anche nella pittura di interni, di figura e nel ritratto.

Un capolavoro è, a esempio, il Ritratto di giovane uomo, un dandy del tempo, elegante, raffinato, ma purtroppo senza nome.

LA MOSTRA «Borrani al di là della macchia. Opere celebri e riscoperte». Viareggio, sino al 4 novembre. Per informazioni: 0584-430614.

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