Marcello Dell’Utri doveva comprare la sedia di Rilke...

Per la seconda volta occorre difendere il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi dagli sconclusionati attacchi di Francesco Merlo...

Marcello Dell’Utri doveva comprare la sedia di Rilke...

Per la seconda volta occorre difendere il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi dagli sconclusionati attacchi di Francesco Merlo. Questa volta il ministro sarebbe responsabile di aver lasciato acquistare i volantini delle Brigate Rosse a Marcello Dell’Utri. Il quale, sempre e comunque colpevole, avrebbe dovuto esimersi dal concorrere all’asta. Principio sconvolgente. E motivato in modo altrettanto stupefacente. Incredibile premessa: Dell’Utri, arbitrariamente definito «pataccaro» per l’indimostrata falsità dei Diari di Mussolini (e ci sarebbe da augurarsi fossero falsi per la straordinaria genialità di chi li ha concepiti; nella sua ingenuità Merlo mostra di migliorare il racconto di Borges Pierre Menard, autore del Chisciotte) ha confermato la sua natura: «Il re del documento falso ha messo le mani sulle tracce ossessive della falsa rivoluzione». Com’è evidente, tra le due cose non c’è alcuna relazione. Allo stesso modo, non vi è alcuna relazione tra il collezionista e lo storico. E neanche tra l’archivista e lo studioso. Sono ambiti diversi. Ed ecco come Ornaghi viene convocato: il ministro avrebbe dovuto partecipare all’asta o esercitare una prelazione in seguito a una notifica dei volantini proposta dal direttore generale degli Archivi di Stato, Rossana Rummo.
Naturalmente Merlo ignora che i vincoli riguardano beni artistici e anche archivistici che abbiano più di 50 anni. E, confondendo documento con feticcio, trascura che di quei fogli ciclostilati allo storico (non al collezionista) sono sufficienti delle buone fotocopie, talvolta più nitide e leggibili degli originali. Ma la rabbia di Merlo è tale che vorrebbe impedire a Dell’Utri di comprare alcunché.
Anni fa fu dispersa la sedia sulla quale nel castello di Duino Rilke scrisse le Elegie duinesi. Se Dell’Utri l’avesse comprata, Merlo avrebbe gridato a un attentato alla poesia. Nella sua confusione mentale Merlo attribuisce a Dell’Utri un «concorso esterno in offesa della storia». Come se il direttore di un museo o il proprietario di un quadro avessero il potere di condizionarne l’attribuzione a uno o all’altro autore. Quanti credono di avere un Leonardo e vengono smentiti dagli storici dell’arte? Ornaghi, chiamato in causa per nulla, non doveva fare nulla. Merlo non sa quello che dice.
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A un colto prelato americano, il cardinale Burke, è impedito dalla Sovrintendenza di Roma, con modi anche irriguardosi, di apporre una semplicissima lapide, disegnata da Giuseppe Ducrot, già chiamato dal Sovrintendente Luciano Marchetti a progettare l’altare di San Benedetto a Norcia e della Cattedrale di Noto, a ricordo di un beato nella chiesa di Sant’Agata dei Goti. Autorizzazione negata, all’insaputa del ministro, per puro arbitrio. In via del Corso, davanti a Palazzo Ruspoli e alla chiesa di San Carlo, una ridicola nuvola di metallo aggrovigliato, come una chioma spettinata, su progetto di Massimiliano Fuksas, sembra avere ottenuto l’autorizzazione del Comune e della Sovrintendenza, in un’area sottoposta a vincolo rigido, ma già violato, poco lontano, dall’orrido garage multisala che riveste l’Ara Pacis. Autorizzazione concessa all’insaputa del ministro.
Circondato di consulenti, e per evitare di essere «Ponzio Ornaghi», vorrà il ministro valutare queste situazioni paradossali? Vorrà impedire atti ingiusti?
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Dopo l’attentato a Togliatti il Pci acquistò per la sua sicurezza un’Aurelia blindata. Le macchine, come le case, sono a disposizione di chi le usa. La manutenzione è a carico del partito. Di fronte a chi confonde la responsabilità con l’opportunità, occorre ribadire che i finanziamenti ai partiti non sono finanziamenti pubblici, con destinazione prestabilita o vincolata. Ma sono rimborsi, anche forfettari, a fronte di spese documentate.

I partiti, come si sa, sono associazioni private: mentre si può discutere se spendano bene o male l’eccessiva quantità di denaro che la legge ha loro garantito, non è consentito entrare nel merito di come tali rimborsi siano spesi. La macchina di Togliatti come la casa di Bossi: si tratta di soldi che i partiti destinano come ritengono più opportuno indipendentemente dal nostro (e di magistrati troppo zelanti) giudizio.

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