Mazzoni, nell’inferno delle madri mancate

Mazzoni, nell’inferno delle madri mancate

Ormai non fa notizia che un personaggio dello spettacolo pubblichi un libro, ancora meno se si tratta di narrativa. La tradizione è ben consolidata, garantiti i passaggi tv, le vendite quasi assicurate. Però una notizia c’è, dopo aver letto l’esordio dell’attrice Eleonora Mazzoni, Le difettose (Einaudi): è un bel romanzo. Il nome dell’autrice non è noto alle vaste platee, forse meno del suo viso. Ha lavorato nel cinema con Citto Maselli, in teatro con Antonio Syxty e Franco Bianciaroli, in tv ha fatto delle fiction.
Mantenendosi in saldo equilibrio fra umorismo e dramma, fra tono leggero e momenti più appassionati, la Mazzoni racconta una storia che entra nel dibattito sulla procreazione assistita e lo fa con cognizione di causa, dato che l’attrice ha vissuto in prima persona l’esperienza della protagonista, cioè la «difettosa» Carla, una romagnola a Roma, prossima ai 40 anni, insegnante di Lettere classiche all’università. Convive da anni con un professionista di successo, i due si amano ma sentono la mancanza del figlio che non arriva. Allora la donna prende un anno sabbatico per tentare l’inseminazione artificiale, entra nell’affollato girone delle madri mancate, diventa «carne gonfiata» dagli ormoni stimolanti, vittima di «un business per spillare soldi a nullipare attempate e infelici»... Per diù la legge italiana non aiuta, mica è possibile congelare embrioni «come gamberetti». Chi può va all’estero, spendendo parecchio, ma anche in patria qualche scappatoia si trova. Inoltre Carla cerca di aiutare la scienza con pratiche meno illuministe: mentalizzazione yoga, agopuntura cinese, omeopatia. Vincendo ogni scetticismo, finisce a Napoli, nella chiesa di Maria Francesca delle Cinque piaghe, detta la Santarella, patrona delle donne sterili. Comunque, niente da fare, l’erede non arriva, anzi arriva come aborto. Peggio ancora, le stimolazioni ormonali risveglieranno un vecchio male... Alla fine del suo calvario, anche con l'aiuto delle lettere a Lucilio del prediletto Seneca («più utile di Freud»), Carla diventerà più saggia e accetterà il destino.

Capirà che se «la Bibbia è piena di vecchie sterili che all’improvviso riescono a procreare» è grazie a un volere più alto del desiderio umano, che «la volontà ti può condurre fino al purgatorio. Per il paradiso hai bisogno di altri strumenti».

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