Un pugno di studenti capaci, ormai intrappolati dall'amore che solo la storia può suscitare, prosegue l'impresa titanica che il Politecnico di Torino ha deciso di intraprendere nel 2017: realizzare una replica identica in ogni minimo dettaglio dell'idrovolante Savoia-Marchetti S.55, prodigio della tecnica che consentì a Italo Balbo di raggiungere l’America negli anni '30.
Una generosa apertura alare di 24 metri, due robusti scafi in legno che permettevano di spiccare il volo anche con acque mosse, e un sistema di propulsione ad eliche contrapposte che destarono subito dubbi all'epoca della sua progettazione. L'S.55, ideato dagli ingegneri Alessandro Marchetti e Pier Luigi Torre, venne accolto con una certa perplessità dal Commissariato dell’aviazione; una perplessità che venne spazzata via dalla storia quando dalle acque placide dell'idroscalo di Orbetello - il 17 dicembre 1930 - una dozzina di idrovolanti spiccarono il volo uno dopo l'altro alla volta delle Americhe. Seduto al comando del capo fila, l'I-Balb, era il generale della Regia Aeronautica Italo Balbo, che dando contatto e solcando ad agio le onde tenui della laguna, salì per l'aria quando mancavano oltre 10.000 chilometri al Brasile. Lo raggiunse con successo diventando una leggenda dell'Aria.
Di tutti gli esemplari delle versioni che scandirono il miglioramento delle prestazione di questo mastodontico idrovolante, ne è sopravvissuto al tempo e alle azioni belliche solo uno: l'S.55 della versione "C", custodito gelosamente dal Museu Tama a São Carlos di San Paolo, e mai restituito nonostante le ripetute richieste all'Italia, che pur avendo trascurato per lungo tempo i successi mondiali riscossi delle grandi trasvolate oceaniche - a causa del vanto che ne fece il Fascismo per la sua propaganda - non ha mai smesso di sperare di poter esporre, un giorno, questo splendido simbolo di orgoglio nazionale. Questo almeno fino a quando un manipolo di prodi studenti del Politecnico di Torino non ha deciso di "soffiare via la polvere" dalla storia e dalla sua strumentalizzazione che vi si sedimenta sopra, per affrontare una sfida che, con le giuste proporzione, può essere considerata di pari grandezza.
Sarà infatti un team di millenials che non aveva mai sentito nominare prima della loro brillante carriera universitaria il Savoia-Marchetti S.55 a riportare agli occhi del mondo un esemplare perfettamente identico di questo idrovolante che si è guadagnato a buon titolo un posto indelebile nella storia. "In questo modo possiamo mettere in pratica le conoscenze teoriche che studiamo sui libri", ha spiegato al Corsera, il responsabile team universitario Luca Di Ianni. Il team, oggetto di una joint venture con il gruppo di appassionati "Replica55" fondato dall'ex-pilota Francesco Rizzi, è monitorato dai professori Enrico Cestino e Giacomo Frulla, e ha chiamato a se appassionati, falegnami, ed esperti dell'aeronautica in pensione. Il Savoia-Marchetti che verrà realizzato di questo adunanza di futuri talenti dell'ingegneria e vecchi appassionati dell'aria purtroppo non volerà, come ha preventivamente annunciato Alessandro Fulloni sempre sul CorSera, poiché i vani motori che accoglievano originariamente una coppia di Isotta Fraschini Asso 930 (trattandosi della versione "X"), alloggerà una riproduzione del motore realizzata in "composto di polistirolo e di carbonio", sebbene "indistinguibile da quello vero".
La meta, a causa della complessità della sfida e della necessità di fondi che richiederà per essere portata a termine, è ancora molto distante: un po' come lo erano le coste dell'America agli occhi degli equipaggi che si alzarono in volo nel cuore del Mediterraneo. Ma come valse per loro, quando sarà raggiunta, renderà fiero ogni italiano.
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