Sarà stato il colore, che bolliva nei calderoni della bottega paterna, a ispirare le tinte dense e scure a Tintoretto. Ma anche il fuoco, latmosfera della fucina, lodore acre. Certo, i suoi dipinti sacri sono visioni fiammeggianti, irreali, confrontabili solo con la pittura di el Greco. Ma il maestro è lui, Tintoretto. Lui ha creato quegli enormi, scenografici, teleri, esposti adesso alle Scuderie del Quirinale nella mostra «Tintoretto» (fino al 10 giugno) insieme a suggestive opere profane e a una serie di ritratti: 50 dipinti, scelti da musei e collezioni private, tracciano il percorso di questo artista veneziano (1519-94) nella prima monografica che Roma gli dedica. Curata da Vittorio Sgarbi, è accompagnata dai commenti di Melania Mazzucco, che sullartista e la sua famiglia ha scritto due libri.
Un pittore originale, tenace, velocissimo, che pur di battere i colleghi e sistemare le proprie tele nelle confraternite di Venezia abbassava il prezzo o addirittura le regalava. Si era inimicato Tiziano, geloso di lui. Aveva bisticciato con Pietro Aretino che lo marchia di «tristizia e pazzia». Era di carattere difficile, pronto a colpire con il coltello. E Vasari, che intimamente lo apprezzava, lo denigra nelle Vite affermando che buttava via «di pratica» il suo talento. Ma Tintoretto lo farà ricredere. Cacciato da Tiziano, fa pratica da solo copiando Michelangelo, Sansovino, Giulio Romano e i pittoracci veneziani che avevano bottega in piazza San Marco. Il risultato è originale, come dimostra la Disputa di Gesù con i dottori, dipinto a poco più di ventanni. Unironica interpretazione della Scuola di Atene di Raffaello creata con il colore veneto, pastoso e ricco, e il disegno toscano.
Il grande telero con Il miracolo dello Schiavo, destinato alla Scuola Grande di San Marco, suggella lingresso tra i grandi della città. Un pirotecnico San Marco si lancia a spezzare gli strumenti del martirio di uno schiavo, messo a morte dai Turchi. Nel dipinto cè già tutto Tintoretto, con i vortici, la teatralità, il colore trattato a tocchi veloci. Da allora le Scuole di San Marco e di San Rocco, gli edifici pubblici e privati di Venezia si riempiono di suoi capolavori.
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