Il romanzo postumo di Stefano D'Orazio. L'amore passa dalle parole di sua moglie

Una lunga chiacchierata con Tiziana Giardoni, moglie dell'amatissimo Stefano D'Orazio, che ha deciso di far uscire "Tsunami", l'ultimo romanzo postumo dell'artista

Il romanzo postumo di Stefano D'Orazio. L'amore passa dalle parole di sua moglie

Uno tsunami sconvolge la vita di Walter, 56 anni pubblicitario di Milano. È lui il protagonista di Tsunami, l’ultimo romanzo postumo di Stefano D’Orazio (La Corte edizioni) che racconta le seconde possibilità che la vita può regalare. La storia di un pubblicitario che ha dedicato tutta la vita al lavoro mettendo da parte la famiglia e gli affetti più cari per votarsi al successo. Arriva però un momento della sua vita in cui sembra che tutta l’esperienza e il talento che lo hanno sempre caratterizzato, non gli bastino più. Decide allora di lasciare tutto e fuggire in Polinesia, alla ricerca di nuovi stimoli, di un paradiso che spera lo possa accogliere e cambiarlo. La barca è sempre stata la sua passione e proprio con questa decide di intraprendere questo lungo viaggio. Ma il destino lo attende e lo travolge facendolo scontrare con uno tsunami che cambia i suoi piani. Sarà così costretto su un'isola deserta con la sola compagnia di un gatto clandestino, e sarà obbligato a mettersi completamente in gioco e ad affrontare il suo passato, le sue paure più profonde, e ad avere un cambiamento totale.

Un romanzo molto d’impatto e potente che mostra una scrittura più matura per Stefano D’Orazio, la cui morte improvvisa per Covid ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della musica e non solo. Abbiamo parlato di questo ma anche di molto altro, con la moglie Tiziana Giardoni. Tiziana ha deciso di pubblicare il romanzo dopo la sua scomparsa per onorare l’impegno a cui Stefano aveva dedicato l’ultimo anno della sua vita.

Il pubblico ha amato da sempre Stefano come artista. Lei che lo conosceva bene che uomo era?

“Una persona molto allegra, divertente, schietta, senza nessun tipo di artefatto. Per questo era amatissimo dal pubblico da cui traeva ispirazione per tutte le cose che faceva. Tutti lo ricordano come una persona molto empatica”.

Come ha preso la decisione di far uscire questo romanzo postumo e cosa rappresenta per lei e per tutti quelli che amano Stefano?

“Letteralmente ad occhi chiusi perché sapevo quanto Stefano ci tenesse. Ha passato moltissimo tempo a scrivere questo romanzo, come del resto tanti altri lavori che sono nel cassetto e che prima o poi farò uscire. Lo dovevo a lui e al pubblico che lo ha sempre seguito e apprezzato. Ultimamente io per prima mi sono resa conto di quanto fosse amato. Il libro doveva uscire a novembre, ma per motivi che sappiamo, legati al Covid e anche alla salute di Stefano, è stato rimandato. In quel periodo stava facendo fisioterapia perché stando molto a casa era un po’ fuori forma e lui ci teneva tantissimo a farsi vedere al meglio”.

Stefano era molto prolifico nella la scrittura. A parte i testi delle canzoni, prima di “Tsunami”, aveva scritto altri due libri molto personali e intimi. Che differenza c’è con questo?

“È una scrittura completamente diversa rispetto agli altri, anche se c’è sempre l’ironia che ha cateterizzato la scrittura di Stefano. Però questo è un libro più maturo, completo, se vogliamo un’evoluzione rispetto ai precedenti”.

Perché aveva deciso di scrivere proprio un romanzo?

“Amava mettersi in discussione e trovare motivi per far sapere alle persone, ai suoi amici e a sé che poteva fare molto di più di “suonare sui tamburi” come diceva lui. Era l’essenza della sua vita. Lo ha dimostrato quando nel 2009 lasciò i Pooh. Fu una scelta molto complicata, difficile, e maturata negli anni, perché si era reso contro di non aver dato tutto quello che poteva nella sua vita, oltre la musica. Io a volte non capivo forse perché sono arrivata nella sua vita nel 2007, e già in quel periodo lui pensava di poter fare altro. Mi diceva spesso: “Il mio è stato un bellissimo mestiere, un’esperienza di vita che rifarei mille volte, ma ho bisogno e sento di poter fare anche altro”.

Questo desiderio così forte si comprende bene anche nel romanzo. Lei lo ha aiutato in qualche modo nella stesura?

“Non nella scrittura però io sono stata il suo primo lettore. Ogni volta che finiva un capitolo mi faceva sedere e voleva che lo ascoltassi. Me lo leggeva perché voleva vedere nei miei occhi e nelle mie espressioni il mio riscontro. Se io mi emozionavo, se rimanevo lì appesa alle sue parole, significava che stava funzionando. La stessa cosa succedeva per i testi delle canzoni. Lui ha lavorato in contemporanea anche su Parsifal, un grandissimo progetto insieme a Roby Facchinetti per cui ha scritto la sceneggiatura, le liriche e il libretto. Ogni volta che finiva un testo e Roby lo rimandava con la musica, me la faceva ascoltare: “Se piangi allora significa che funziona”. Era il suo modo per mettermi alla prova”.

Dove ha tratto Stefano l’ispirazione per la storia di “Tsunami”?

“Dentro il romanzo c’è molto di autobiografico. Lui era una persona curiosa, che sapeva ascoltare le persone e proprio dalle esperienze degli altri traeva spunti ed ispirazione. Era una spugna. Dentro questo romanzo c’è un pezzo di ogni esperienza che aveva fatto o che ascoltava dagli altri”.

Tsunami di Stefano D'Orazio

Lei dov’è all’interno del libro?

“Questa è una cosa che non gli ho mai chiesto. Però leggendo il libro credo di rappresentare la nuova compagna che Walter, il protagonista, che trova durante questo viaggio. Probabilmente si riferisce a quando lui lasciò i Pooh e decise di intraprendere una nuova esperienza di vita dove c’ero anche io. Anche per la gatta con il muso schiacciato che incontra durante il viaggio, si è ispirata alla nostra gatta”.

Il titolo “Tsunami” evoca la distruzione con una conseguente nuova vita. È andata così anche nella vita di Stefano?

“Non è proprio perché Stefano ha amato moltissimo la sua vita precedente, forse più di ogni altra cosa. In questo caso lo tsunami è qualcosa che è servito al protagonista di questo racconto per ritrovare se stesso. Perché lo ha costretto in un’isola deserta a scontrarsi con i suoi fantasmi del passato, con gli errori che ha fatto come quello di aver trascurato la sua famiglia, e quindi ad affrontarli per vivere un nuovo presente”.

Stefano è stato un uomo che non si è mai legato, mi viene quindi da pensare che lo tsunami sia stato proprio lei. Si è mai chiesta come sia riuscita a cambiarlo in questo modo?

“Eravamo molto simili nel modo di vedere il mondo. Dico eravamo, perché la sua scomparsa mi ha indurito moltissimo e in me vedo un cambiamento molto importante. Insieme amavamo ridere e ci emozionavamo anche per le piccole cose. Due persone generose che amavano la famiglia. Lui adorava la sua, aveva un rapporto molto stretto con sua sorella, ma anche la mia. Non siamo mai stati tipi mondani. Ci piaceva rimanere a casa a mangiare una pizza piuttosto che andare a cene o a party. Lo facevamo quando dovevamo, ma non era una cosa così scontata”.

Parlava prima di altri progetti lasciati nel cassetto...

“A parte Parsifal che con Roby Facchinetti faremo uscire non appena la pandemia finirà, c’è un altro lavoro che ho adorato. È uno scritto sul Tevere, con spunti non soltanto dettati dalla sua fantasia, ma anche da alcuni fatti reali. Un lavoro bellissimo che non so ancora se uscirà come romanzo o come sceneggiatura di un film. Inoltre c’è un progetto che Stefano aveva fatto con il regista Fausto Brizzi che ha i diritti in Italia di “Big” il film con Tom Hanks. Aveva scritto una sceneggiatura per farne un musical. In ogni caso di progetti ce ne sono tantissimi, perché nel corso degli anni Stefano, anche quando era nei Pooh, lavorava anche su altre cose. Sono tutti in un cassetto e devo capire piano piano, come farli uscire. Ci vuole del tempo per me. Però lo farò perché oltre ad amarlo, io lo ammiravo tantissimo, proprio come una fan. Mi incantava anche soltanto sentirlo parlare”.

Tralasciando la polemica di Sanremo dove non è stata ricordata la sua memoria, avete pensato, magari insieme agli altri componenti dei Pooh, ad un omaggio per lui?

“Ne abbiamo parlato ancora prima di Sanremo e sicuramente qualcosa faremo. Quando e come è un po’ presto per dirlo, ma di sicuro ci sarà perché glielo dobbiamo. Per quanto riguarda Sanremo alla fine è andata meglio così. Avere un passaggio alle 2 di notte forse sarebbe stato poco rispettoso per la memoria di un grande artista come lui. Credo comunque che la polemica non esista più, perché sia Amadeus che Fiorello sono stati molto carini, mi hanno chiamato e si sono scusati e questo non era dovuto”.

Tutti parlano del vostro come un grande amore. Come vi siete conosciuti con Stefano?

“Nel dicembre del 2007 in occasione della cena di una nostra amica comune. Mi ha colpito subito perché era una persona molto divertente e ha fatto battute per tutta la sera. Eravamo a tavoli diversi ma durante la serata ci siamo scambiati i numeri di telefono. Il giorno dopo alle 7 di mattina mi ha scritto un messaggio meraviglioso che conservo ancora e che mi ha allietato tutta la giornata. Poi ci siamo sentiti al telefono e quando ci siamo visti la prima volta a cena, ho capito che persona meravigliosa fosse”.

Per lui è stata un vero colpo di fulmine...

“Sicuramente ma anche per me, dopo aver letto il messaggio che mi aveva mandato”.

Questa è un’ulteriore prova della potenza che aveva Stefano con la scrittura...

“Esattamente. Lui aveva una grande forza nella scrittura lo hanno dimostrato i testi delle canzoni, e ce ne sono ancora molte nel cassetto, ma anche i suoi libri. È stato capace di farmi innamorare con un solo messaggio”.

tsunami

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