In Ungheria ho visto rinascere l'antisemitismo

Budapest in bilico tra tragico passato e presente pericoloso. Nel cuore dell'Europa c'è chi ancora inneggia all'odio etnico

In Ungheria ho visto rinascere l'antisemitismo

Nella parte di Pest sul bordo del Danubio dove via Zoltan incontra le acque gelide del grande corso d'acqua, c'è una fila di scarpe. Sono, oggi riprodotte nel metallo, scarpe di gente che è stata legata e dopo un colpo alla testa, buttata nel fiume dalle milizie con la croce uncinata. Molti erano ancora vivi. Scarpe col tacco, scarponi, scarponcelli minuscoli da bambino.

È il monumento agli abitanti ebrei di Budapest che subirono ogni tipo di sevizie da parte delle milizie ungheresi naziste negli ultimi due anni di guerra. Allora, furono rapidamente eliminati con deportazioni e uccisioni circa 650mila ebrei. Oggi ce ne sono circa 250mila che restano in questa specie di conglomerato di europeità, dove ogni fase politica è stata travolta travolgendoli a sua volta.

Le scarpe raffigurate sul Danubio sono scarpe da borghesi degli anni '40, talune civettuole, allegre. Arrivando a Budapest con una delegazione di parlamentari di molte nazioni europee (l'altro italiano con me è Sandro Gozi) e di Israele per il Giorno della Memoria si sente che questo Giorno è tutto proiettato sul presente. Si percepisce nella visita alla grande comunità ebraica nella sua grande sede dorata. Si percepisce nei sorrisi, nelle parole di quieta ma tesa riflessione dei presenti. «Non abbiamo paura» ci dicono, ma hanno bisogno di dirlo. L'antisemitismo ungherese è oggi il peggiore d'Europa; un viaggio di ricognizione fra i ministri e parlamentari alle ricerca delle cause e dei rimedi non riesce a minimizzare le dimensioni paurose del fenomeno. L'Europa nel suo cuore morde ancora gli ebrei, gli zingari, tutti quelli che può accusare della sua invidia e della sua frustrazione originarie, e noi non sappiamo che farci. Ricordiamo, sì, ma non riusciamo a fare della memoria uno strumento efficace. In tutta Europa l'antisemitismo, mentre noi ricordiamo e ricordiamo, è cresciuto almeno del dieci per cento. In Francia ha portato all'uccisione di tre bambini e del loro maestro davanti a scuola, da noi il quaranta per cento dei morbidi italiani «non ha simpatia» per gli ebrei...

Ma in Ungheria il 20 per cento almeno degli abitanti è composto di antisemiti duri, militanti. Il partito nazionalista Jobbik, che alcuni ministri e membri del partito di governo Fidesz descrivono soprattutto come frutto della crisi economica, detiene in parlamento il 19 per cento dei seggi. Così a dicembre il suo capo, Gyongyosi, ha potuto alzarsi dal seggio in parlamento e chiedere la lista degli ebrei che siedono là e nelle istituzioni sensibili: sono un pericolo per la nazione, ha detto. Ha alle spalle una truppa variegata che dà credito a questa miserabile cretinata (che, va detto, ha creato molto sdegno e anche manifestazioni di piazza): ci sono intellettuali che sui giornali spiegano a turno come gli ebrei abbiano occupato economicamente il Paese, come siano i capofila dell'illusione europeista che spossessa l'Ungheria, negano la Shoah. Gli Jobbik organizzano rally a favore dell'Iran, che considerano un Paese indipendente dall'odiata America, minacciato da Israele. Gli zingari poi, sono «subumani», rifiuti da eliminare. Jobbik ha gruppi nerovestiti, aggressivi, delle vere e proprie milizie, anche se una legge ora le proibisce. Ma le leggi proibiscono tante cose...

E infatti i gentili interlocutori della delegazione parlamentare spiegano che si stanno cambiando le regole in parlamento, per cui la mannaia sulle dichiarazioni d'odio cadrà più facilmente, la sospensione dall'aula verrà allungata oltre le 24 ore, nessuno potrà più presentarsi all'estero col titolo istituzionale (per esempio il vicepresidente della commissione esteri è uno Jobbik, e va in missione a propagare le sue perversioni ideologiche a nome del Paese). Il ministro della Giustizia e vice primo ministro Tibor Navrasics o quello della cultura Zoltan Balog sanno che il governo è accusato di non fare abbastanza. Così insistono: l'ondata d'odio è europea.


Sì, l'Ungheria ha ottimi programmi di educazione contro l'intolleranza, ma l'Europa è un animale feroce e malato. Oggi, dopo il nazifascismo, Jobbik accusa gli ebrei di aver distrutto l'autostima ungherese e la forza dei «magiari etnici». E cresce. Educazione, leggi... L'Europa ha ottime medicine, ma non ha gli anticorpi.

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