Il curling contro il Grande Fratello Quando scope e skip alzano gli ascolti

Le pietre sul ghiaccio riportano ai giochi da bambini. Successo anche nei siti internet

Tony Damascelli

da Torino

Chi non si diverte lanci la prima pietra. A Pinerolo lo stanno facendo da una settimana, roba di granito, addirittura sul ghiaccio. Ecco il curling scoperto da noi italiani, impietriti davanti alla tivvù, stufi di grandi fratelli e di dibattiti politici, ci buttiamo sulle scope e sugli skip. È bello ritornare bambini. È bello assistere a una disciplina con la moviola incorporata. È bello accomodarsi in poltrona e assistere a gesti e gesta di un dirigente di banca o di una casalinga che lentamente scivolano, inginocchiato/a sul ghiaccio, come facevamo un tempo con le pattine sulla cera che mamma aveva passato in tinello. È bello vedere quella pietra che non rotola, come un rolling stone, ma va via come una pentola a pressione lanciata dal barista sul bancone di un pub.
È bello vedere gli occhi un po’ strabici dei delivers che accompagnano la corsa silenziosa dell’oggetto mentre i suoi sodali armati di scopa frullano sul ghiaccio seguendo le indicazioni balistiche dello skip che sta acculato al termine della pista, sperando che la pietra si avvicini massimamente al centro di quel bersaglio che ha i colori della bandiera francese, rosso, bianco e blu. Le telecamere con le riprese dall’alto agevolano la comprensione del gioco, anche chi è abituato a frequentare il quattrotretre e il cross basso dell’esterno centrale, riesce a intelligere e forse assorbire movimenti e risultati di questo sport immediato che ha la caratteristica unica di non prevedere l’arbitro, tra uomini veri e seri non è necessario un terzo, basta la vista e basta la parola.
In fondo torniamo ai tempi della scuola, della spiaggia o del circolo ricreativo. Figurine dei calciatori, piattelli di plastica, bocce di legno, di pietra, di ferro. Si giocava «a muro», chi si avvicinava maggiormente fumava, cioè si impossessava della figurina dell’amico rivale che non poteva contestare, carta cantava. Sulla sabbia volavano i piattelli, solitamente divisi nei colori giallo e verde, avevano un buco in mezzo, come le medaglie dell’olimpiade torinese, uno sbuffo sulla sabbia stava a significare l’atterraggio del piattello e, in contemporanea, partiva l’insulto del vicino di ombrellone.
Al circolo del dopolavoro si andava con le bocce, il giocatore si ingobbiva come un lottatore di sumo, prendeva la mira, accentuava il passo e poi si allungava come un fiorettista, il gesto era e resta elegante, forzuto ma raffinato, se la schiena non si strappava, per l’età e il logorio della vita moderna, si passava alla misurazione e al conteggio, quindi seguiva una bottiglia e qualche fetta di salame, oggi sostituiti dagli integratori.
I dati di ascolto televisivi sono clamorosi, quattro milioni e mezzo di telespettatori per la prima giornata con uno share che va oltre il 20 per cento. A Torino hanno pensato che è forse il momento, anzi l’occasione ideale, per allestire in piazza mezza dozzina di rettilinei ghiacciati, per coinvolgere la folla di spettatori e far loro provare l’ebbrezza di uno stone che scivola lento verso la Mole Antonelliana. Anche la navigazione sui siti internet viaggia a ritmi elevati, il web conta diecimila visite al giorno, se i tesserati sono mezzo migliaio dove sta l’errore?
Il problema è reperire le pietre, in granito. La linfa migliore arriva dal Galles che ha tolto la supremazia alla Scozia. Dovrebbe essere facilissimo, invece, trovare le scope.

Intanto il curling entra nelle case italiane: ci si potrebbe allenare nel corridoio, chiedendo in prestito alla mamma la pentola a pressione, insieme verranno fornite sicuramente le ramazze. In caso di moquette o parquet meglio desistere. In alternativa informarsi sui treni per Pinerolo.

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