Dalle ceneri del Sessantotto spuntò il trionfo della Fiorentina

Dal germe (o dal virus?) del ’68, che nella sua catarsi portò Pasolini a fare tifo per i poliziotti dopo gli scontri di Valle Giulia, scaturì il secondo scudetto della Fiorentina. Inaspettato, ma meritato per il gioco voluto da Pesaola. E pensare che la società gigliata, per motivi di cassetta, aveva ceduto Bertini, Brugnera e Albertosi. Il sogno si concretizzò in una calda domenica di maggio al Comunale di Torino contro la Juventus di Heriberto Herrera, lanemicadisempre:doppiasoddisfazione. Di Chiarugi e Maraschi le reti del successo che si concretizzò nella ripresa fra il delirio di 15mila tifosi viola. Mai come in quella occasione la Curva Fiesole si era trasferita in massa a tanti km di distanza. Ai gol della Fiorentina, incredibile ma vero, un uomo della panchina bianconera scattò in piedi per esultare: era Giuliano Sarti, portiere di riserva della Juventus, ma con il sangue viola nelle vene.

Quella sera,alla Domenica Sportiva condotta da EnzoTortora, il libero Ferrante si fece tagliare in diretta ic apelli. «Lo farò solo alla conquista dello scudetto», aveva detto. Diego Della Valle spera presto di imitarlo...

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