
Dietro a un grande scrittore, come Gabriele d'Annunzio, c'è spesso una grande donna (o più d'una). E... un carteggio. Il carteggio tra il Vate e sua moglie Maria Hardouin D'Annunzio (1864-1954) è ora custodito presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma e in parte esposto nel museo Spazi900. Come ci ha spiegato Eleonora Cardinale, responsabile dell'Ufficio archivi e biblioteche letterarie contemporanee e curatrice scientifica del museo letterario Spazi900, le 310 carte che testimoniano il legame, durato ben oltre la separazione tra i due, è noto come Fondo Gaidoni. È giunto alla Biblioteca in modo molto particolare: «Queste lettere vennero conservate da Maria che poi le donò alla sua dama di compagnia Caterina Cervis. Dalla Cervis passarono ad un collezionista, l'ingegnere bresciano Vitaliano Gaidoni. Poi, ed è un caso unico per un fondo così importante, è stato acquisito dalla Biblioteca nazionale in qualità di cessione di beni culturali come imposte dirette». Una pratica iniziata nel 2014 e conclusasi con i documenti a disposizione degli studiosi dal 2017. Ma cosa c'è in queste lettere di cui in questa pagina leggete alcuni esempi? In primo luogo la storia di un amore sopravvissuto anche alla fine della convivenza e alla separazione del 1890. Insomma, la testimonianza del fatto che nella vita di d'Annunzio c'è stata almeno una relazione stabile, quella con Maria. E ci sono poi testimonianze importanti relative alla stesura delle opere del poeta, come nelle lettere che presentiamo qui a proposito del Piacere e dell'Innocente. Danno bene l'idea di come fatti biografici e creatività dannunziana fossero profondamente correlati. E ci sono anche frammenti di versi andati praticamente dimenticati come il sonetto al figlio Mario, pubblicato una volta soltanto. Le carte inedite conservate alla Nazionale sono al centro di una pubblicazione che arriverà in libreria a breve per Archinto, a firma di Cecilia Gibellini: Gabriele d'Annunzio, La miglior parte della mia anima. Lettere alla moglie (1883-1893). Sulle lettere è stato svolto anche un complesso lavoro di datazione perché non tutte erano chiaramente collocabili nel tempo. La raccolta e l'introduzione si concentrano sui primi anni del carteggio e la studiosa ne parlerà al convegno (su tutte le nuove acquisizioni che non sono solo dannunziane) che si terrà il 27 settembre alla Biblioteca nazionale centrale. Come ci spiega di nuovo Cardinale: «Il primo decennio di corrispondenza è il più intenso e quello con il maggior numero di riferimenti letterari. È interessante vedere un d'Annunzio che anche nel privato si atteggia come i personaggi dei suoi libri. Se leggiamo la lettera scritta dopo la fuga d'amore a Firenze con Maria, vediamo che si descrive come descriverebbe Andrea Sperelli. Poi col tempo la scrittura diventa meno letteraria. Soprattutto dopo il 1893. Ma resta molto forte il legame con la moglie.
Queste lettere fanno capire perché non abbia mai voluto il divorzio». Basta leggere la lettera spedita durante la guerra, nel 1917, che pubblichiamo in pagina, per capire che Maria è sempre rimasta la signora d'Annunzio.
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