Ne azzeccasse una. Nulla di personale, intendiamoci, ma sarebbe ora e tempo che l’Ingegnere degli ingegneri, Carlo De Benedetti, si decidesse a prender atto che, non solo sbaglia a puntare su certi cavalli di presunta razza politica, ma addirittura che quando lo fa, infischiandosene dei consigli degli amici, e ci investe righe mobilitando la sua «imparziale» stampa, li accompagna verso una sicura rovina elettorale.
Gli esempi, tratti dalla storia recente e no, sono sufficientemente illuminanti per far riflettere un uomo di mondo come lui e consigliargli di prendere il largo. Altrimenti c’è il rischio che a prender il largo da lui, con il cornetto in tasca, saranno i politici che lui intenderà sponsorizzare. Cominciamo dalla disfatta elettorale piddina alle elezioni regionali della scorsa primavera. Si sono aperti dibattiti interni, ci sono stati accenni di girotondi per cercare una risposta quando invece la risposta era già lì ad un metro. Da quando il partito è stato fondato e modellato sulla personalità di Walter Veltroni, il centro politico-decisionale ha traslocato nella sede del gruppo editoriale Repubblica. E sulla base della linea De Benedetti-Repubblica il Pd ha collezionato un numero impressionante di sconfitte. Quella alle politiche del 2008, poi quelle alle elezioni sarde, poi le Europee e infine nella tornata regionale di marzo. È un dato di fatto che l’ingegner CDB, con i suoi teneri abbracci, da quando ficca il naso nella politica, ha rovinato, nell’ordine, De Martino, Craxi, De Mita, Occhetto, Rutelli, Prodi e Veltroni.
A questo punto fortuna (per quell’altro) che D’Alema non gli è mai stato particolarmente simpatico. Basta ricordare il titolo con cui, il 2 luglio 1994, Repubblica salutò in prima pagina la sua elezione a segretario del Pds: «Il pugno del partito». Nelle settimane precedenti, dopo l’addio di Achille Occhetto, CDB e il suo entourage, rimasti senza cavallo, si erano dati un gran daffare per sostenere Walter Veltroni, promuovendo l’idea di un referendum per scegliere il nuovo segretario e alimentando la campagna pro-Walter. Che, per la verità, vinse il referendum con la base, ma perse clamorosamente (249 a 173) alla conta dei voti nel Consiglio nazionale del partito. Diciamo che si trattò di un flop in tandem per l’Ingegnere, che aveva deciso di tirare la volata al Pd di Veltroni e Rutelli annunciando addirittura di volere «la tessera numero uno di un partito con quella leadership».
Rivedere il film della sinistra gradita a CDB è un po’ come ritrovarsi davanti più e più volte la drammatica caduta della carrozzina nella Corazzata Potiomky. L’Ingegner che sponsorizza riesce a buttar giù dalla scalinata prima Achille Occhetto e la sua «gioiosa macchina da guerra» poi il ciclista Romano Prodi (affettato dai suoi stessi alleati, che anche se premier uscente, non ci pensano nemmeno a ricandidarlo) quindi Rutelli. Reduce dal Campidoglio viene visto quasi con ammirazione da De Benedetti che lo lancia contro Berlusconi perché, citiamo testualmente una dichiarazione dell’epoca di un parlamentare di sinistra, «l’Ingegnere è convinto che un Pd dalemiano e post-diessino sia destinato all’opposizione perenne e quindi vede di buon occhio la nascita di un nuovo soggetto che possa sfondare in aree elettorali che il Pd di Bersani non raggiungerà mai». E puntualmente anche Rutelli viene colpito e affondato. Davvero invidiabili doti di preveggenza visti e considerati i risultati. Colpito e affondato esattamente come Walter Veltroni. Anche in questo caso De Benedetti fu il primo sponsor del sindaco annunciando tronfio che finalmente «sarebbe stata l’ora dei giovani». Non abbiamo bisogno di ricordavi come è andata. Ci limitiamo ad aggiungere che, dopo il cinefilo Walter, è arrivato Dario Franceschini. Su di lui come uomo nuovo in cui riporre righe e fiducia De Benedetti ci fa un pensierino. Ma mentre ci pensa l’uomo nuovo viene spazzato via da una sinistra che vorrebbe riappropriarsi della guida del partito.
Morale? Tutti questi flop non hanno insegnato niente a CDB che, giusto un mese fa, ha deciso di presentarsi al «Nordcamp 2010», di Vicenza, seminario dell’associazione TrecentoSessanta di Enrico Letta, vicesegretario del Pd. Si sono subito agitati i veltroniani timorosi di essere soppiantati nel cuore dell’Ingegnere. Ma anche Rosy Bindi con De Benedetti ha un ottimo rapporto, come ce l’ha pure Vincenzo Visco. Pare, comunque, che CDB per ora sia a corto di nomi da sponsorizzare. Sembra gli piacciano Nichi Vendola e Sergio Chiamparino, Roberto Saviano e Mario Draghi. Quindi cornetto d’ordinanza consigliabile anche per loro.
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