nostro inviato a Firenze
Sentendolo parlare (e lo fa di rado), lo trovi sempre più maturato. A parte quello scivolone di Udine con la dedica stonata al suocero ucciso. «Ci sono stati dei malintesi, ma il dolore di una persona non andrebbe mai giudicato. Meno ne parlo e meno lo sento», liquida largomento. Daniele De Rossi è uno genuino che non usa giri di parole. Sa che con lassenza di Pirlo («non so se ha fatto abbastanza per dimostrare il suo valore, ma credo che il Milan abbia vinto qualcosina di più grazie a lui»), le sue responsabilità in nazionale crescono a dismisura. In questo momento, però, non può sottrarsi allargomento Roma. Squadra alla quale rivolge lennesima dichiarazione di amore («nato prima di aver cominciato a giocarci, anche se questo non mi impedisce di dire che abbiamo dei problemi»), prendendo però le difese di uno Spalletti sulla graticola. «Può sembrare da fuori che il suo ciclo sia finito, ma una disamina del genere è superficiale. Non è solo colpa sua, allallenatore vanno riconosciuti più meriti di quelli che ora tutti ricordano». E quella storia del Chelsea? «Non mi interessa neanche sapere se e cosa è successo, ne glielho chiesto. Sapeste quanti giocatori a Natale o destate parlano con altre squadre... Le parole di Rosella Sensi su chi sta con lallenatore? Era un discorso generico, per confermargli la fiducia. Noi stiamo con la Roma». Quella Roma che non ha avuto pazienza con tanti giovani del suo vivaio («se cinque anni fa,con il sottoscritto, si fossero presentati in ritiro Aquilani, Bovo, Ferronetti, DAgostino e Pepe, ci avrebbero preso a pernacchie») ma che ha una piazza molto passionale.
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