Depeche Mode, in Precious c’è il manuale del loro stile

Alla fine si vince per contrasto. Nell’assordante silenzio di idee nei videoclip a (con)vincere è l’eleganza, il gusto della citazione azzeccata. Così i Depeche Mode. A fine giugno si sono piazzati davanti a un «blue screen» a Londra e hanno lasciato che Uwe Flade dottoreggiasse un po’, accompagnando la canzone Precious a giochi di 4D che qui scorrono pacati e quasi rimangono ipnotizzati dal ritmo. I Depeche Mode (che oggi pubblicano il ciddì Playing the angel) hanno questa caratteristica: sono gli inventori dell’elettropop, che non è altro se non una sorprendente capacità di sintesi emotiva. Insomma riescono a stilizzare più stati d’animo nelle partiture asciuttissime dei loro brani. E per Precious, con i sintetizzatori dolci come capitelli corinzi, anche il video è stilizzato. Spunta una piovra come quella di Ventimila leghe sotto i mari, la telecamera si perde come Dedalo nel labirinto di Minosse e alla fine il gruppo se ne va attraversando a lentissime falcate un campo di qualcosa simile al frumento.

Dovendolo trovare, un senso in Precious non c’è o forse il senso è proprio di non averlo. È come una riflessione, non serve a qualcosa. Serve per qualcosa, serve per capire che talvolta la musica è solo per gli occhi chiusi.

DEPECHE MODE - Precious (Virgin)

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