A dieci anni dall'11 settembre, un'opera lirica celebra l'eroismo dei pompieri

Si chiama «Heart of Soldier» l'opera che debutterà a San Francisco, dedicata a Rick Rescorla, un pompiere che ha sacrificato la sua vita per salvarne molte altre prima di morire nelle Torri Gemelle, veterano del Vietnam e dal cognome che suona italiano.

C'è ancora bisogno di eroi, anche contemporanei. Ne ha bisogno pure la musica. Così il 10 settembre prossimo, sera della vigilia del decennale dell'attacco alle Torri Gemelle, gli Usa renderanno omaggio ad uno di loro. «Heart of Soldier», l'opera che, diretta da Patrick Summers, debutterà alla San Francisco Opera House, è dedicata a Mr. Rick Rescorla, un pompiere che ha sacrificato la sua vita per salvarne migliaia di altre prima di morire nell'inferno delle Torri Gemelle, veterano del Vietnam e dal cognome che suona italiano.
Sicuramente italiano uno dei motori che hanno spinto il teatro americano a chiedere a Christopher Theofanidis di comporre l'opera per celebrare quell'11 settembre che ha cambiato la storia: Nicola Luisotti, la bacchetta italiana tra le più gettonate negli Usa e direttore musicale della San Francisco Opera House. «Durante le celebrazioni per ricordare quel tragico evento, la moglie di Rescorla sarà presente alla prima di «Heart of Soldier» proprio per dimostrare che il mondo in generale ha ancora bisogno di eroi e di miti, per andare avanti. La paura - dice Luisotti - non deve infatti condizionare la nostra esistenza e la musica può essere uno dei mezzi per sconfiggerla. Il popolo americano ha una grande considerazione della cultura e dell'Arte. Si pensi che a San Francisco stata rifondata la Camerata Fiorentina, in ricordo di quel gruppo di mecenati che proprio a Firenze fece nascere l'Opera Lirica, per permettere la continuazione di questa grande tradizione che nasce in Italia ma che di fatto appartiene oramai a tutto il mondo». Lo stesso Luisotti sarà a San Francisco a settembre con Turandot ma, anche per un omaggio alle vittime, proprio l'11 settembre quando dirigerà il grande concerto al Golden Gate Park. Proporrà il Requiem di Mozart, perchè, spiega, «è una tra le composizioni sacre più straordinarie della storia della musica. Con David Gockley, il sovrintendente del Teatro, pensiamo che la profondità e la spiritualità di questa musica siano il giusto contributo per una ferita ancora così aperta nella storia recente degli Stati Uniti». Per il suo terzo anno alla San Francisco Opera House il 15 ottobre dirigerà Don Giovanni di Mozart in un allestimento tutto italiano: scene di Alessandro Camera, costumi di Andrea Viotti e regia di Gabriele Lavia che debutta all'Opera house di San Francisco. «Ma non nell'opera: sua infatti - dice Luisotti - la firma della regia della trilogia Mozart-Da Ponte che ho diretto a Tokyo e della Salome di Strauss che a giugno dell'anno scorso ho diretto al Comunale di Bologna. Poi l'Europa con i Berliner che nella prossima stagione hanno chiesto la sua bacchetta e La Scala, dove è impegnato adesso nella preparazione di Attila e dove il prossimo anno tornerà con Tosca. Puccini, toscano, come lui, è uno dei compositori più amati da Luisotti che sta ormai svolgendo gran parte della sua carriera all'estero.
«È un compositore che mi ha dato delle grandissime soddisfazioni, come in occasione del centenario della Fanciulla del West al Metropolitan di New York». Carriera all'estero ma con lo sguardo sulla difficile, almeno dal punto di vista dei bilanci, realtà musicale italiana. « Il mondo ci guarda effettivamente in modo un po' sbigottito.

Noi italiani, che abbiamo la materia prima, non la sfruttiamo come dovremmo. Negli Stati Uniti i finanziatori dell'Opera sono persone appassionate dell'Arte e della Musica, più o meno facoltose. Naturalmente il sistema di defiscalizzazione aiuta la causa».

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