Alessandra Iadicicco
Gerry Scotti non prende la via delle risaie. E sì che, pavese come il Naviglio, non ci impiegherebbe niente a incamminarsi per la «sua» strada e andarsi a guardare lo spettacolo esclusivo dei tramonti sui campi allagati. Ma adesso è già tardi. A fine maggio le pianticine spuntano fuori dal pelo dell'acqua: per spezzare lo specchio che riflette i raggi del sole e l'incantesimo che durava da aprile. Sceglie perciò un'altro scenario, non meno spettacolare, lo showman come sfondo delle sue passeggiate. Prende una via che, lontano dalla sua immagine pubblica (e pubblicitaria), lo riporta sull'itinerario più segreto dei ricordi.
Quello dove il riso spuntava sulle labbra del ragazzino che, messi in saccoccia gli spiccioli per il biglietto del tram, si avviava a piedi dalla casa dell'infanzia di piazzale Corvetto verso il traguardo di piazza Duomo. E verso il doppio premio di un panzerotto da re e un pacchetto di figurine del calcio: meritato sullo sconto Atm. Adesso, quando ne ha il tempo, o vuol tornare indietro nel tempo, ripercorre lo stesso tragitto a ritroso. Volta le spalle alla Madonnina e si dirige verso la Ca' Granda dell'università. Fa una tappa malinconica ai giardini della Guastalla, dove un tempo si dava appuntamento con le compagne di corso e adesso si ferma a leggere il giornale con gli occhialoni e il bavero alzato per non farsi riconoscere nemmeno dalle vecchie fidanzate. E prosegue verso la Rotonda della Besana, via Monte Nero, viale Lazio, oltre il familiare Corvetto fino all'abbazia di Chiaravalle. L'escursione dura «lo spazio di una vita». Ma per godersela ci vuole molto meno. Basta un pomeriggio. E basta il carburante fornito dal Re del panzarotto: che è sempre lì, a dimostrare oggi come allora quanto Gerry Scotti sia un vero golosone, un gran romanticone e un bel camminatore.
Un autore accattivante, anche: di uno dei dieci tour firmati e raccolti nel divertente «CamminaMilano» pubblicato da No Reply (112 pagine, 16 euro). Dieci mappe ritagliate sulla pianta milanese a disegnare i profili di dieci personaggi che più diversi non potrebbero essere. Nel testo anche indicazioni su negozi, musei, ristoranti, locali e curiosità.
Niente risate, risotti, panzerotti o romanticherie sulla tabella di marcia di Piero Colaprico, per dire: cronista di nera, scrittore di gialli e frequentatore randagio della linea rossa - Rosso sangue - della metrò, dove rievocare i fattacci della Milano underground. Tra mille colori invece Eugenio Finardi punta tutto sul BLU(ES)e ci aggiunge una parentesi, fa vibrare in cinque canzoni il filo della memoria e le corde del cuore: tese per lui tra corso Sempione e la via - la più musicale - del Conservatorio.
Più graffiante la gita griffata del graffitaro Pao che degli autori vagabondi è il più giovane: giovane come la notte che trascorre à la belle étoile pitturando pinguini sui panettoni tra il vicolo dei Lavandai e porta Genova. Ma la Milano by night sberluccica anche nelle luci accese tra corso Buenos Aires e piazzale Loreto per ispirare i racconti dell'insonne Alessandro Bertante. Giocano in casa le due più domestiche signore, Nicoletta Rusconi (fotografa) e Alessandra Appiano (umorista): restano negli immediati dintorni del focolare e, poiché non abitano vicine, se ne allontanano quel tanto per incontrarsi sotto la statua di Montanelli ai giardini di via Palestro: partendo l'una da san Babila, l'altra dalla Stazione Centrale. Per gioco si smarrisce, invece, il giornalista montanelliano Nanni Delbecchi: che si avventura nel labirinto di zona Fiera senza uscirne.
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