Dietro lo strappo di Marco anche il sogno una larga intesa

Ma il presidente della Camera lo gela: «Bisogna logorare la nuova maggioranza, nessun soccorso bianco al centrosinistra»

da Roma

Prima l’azzeramento di tutte le cariche interne al partito, poi la mancata soluzione del rebus sulle opzioni grazie al quale si definirà la composizione degli eletti. Era da giorni che il dissenso tra Marco Follini e Pier Ferdinando Casini covava sotto traccia. All’improvviso il fuoco rimasto a bruciare sotto le ceneri, ieri è divampato. L’ex segretario ha preso carta e penna e, in una lettera ha sbattuto la porta, annunciando la «diserzione» dal Consiglio nazionale. Una frizione che si appunta sui nodi più immediati ma si allarga al futuro del partito e alla linea politica da seguire.
Lo scontro aperto, in ogni caso, non sembra impensierire il presidente della Camera. Nelle conversazioni private, Pier Ferdinando Casini avrebbe fatto notare che la linea di Follini è marginale all’interno del partito e non avrebbe nascosto la sua irritazione per l’intervista rilasciata dall’ex segretario al Corriere qualche giorno fa. Non è un mistero che Follini voglia spingere l’Udc su un progetto che preveda le larghe intese. «Non escludo che in questa legislatura si possa arrivare alla grosse koalition» ha ribadito ieri l’ex segretario. Casini, invece, intenderebbe eliminare questa opzione: lasciamoli governare - questo il ragionamento dettato ad alcuni esponenti centristi - l’Udc deve essere il guardiano di un sistema di coalizione in modo da costruire un partito unico del centrodestra che sfiori il cinquanta per cento con una sorta di direttorio, ovvero pari dignità e pari poteri a tutti i leader. Il progetto naturalmente è da avviare senza fretta. E non è detto che contempli anche lo scioglimento dei partiti.
«La legge proporzionale non è un incidente di percorso, è solo l’inizio di una strada che porta un vero sistema di coalizione», dicono le voci centriste. E ancora: «Da un cartello elettorale a guida personale dobbiamo arrivare a un soggetto politico con il vincolo della coalizione. Nessuna fuga in avanti dell’Udc, anzi occorre rimuovere il sospetto, dire no a una tentazione centrista trasversale». Casini in questi giorni sta incontrando tutti i dirigenti di partito prima di prendere la parola al consiglio nazionale e ai suoi avrebbe indicato questa via da seguire. «No a un governo delle larghe intese, bisogna far partire la legislatura e logorare questo tipo di maggioranza, non ci sarà un soccorso bianco al centrosinistra». L’obiettivo sarebbe dunque quello di intraprendere la strada verso il partito unitario, anche se bisognerà aspettare il congresso dell’Udc per dare il via libera all’operazione. Per ora ci sono scadenze istituzionali da rispettare (Casini chiederà a Fini e Berlusconi una «strategia comune» sulle nomine) e un’opposizione da organizzare improntata «al vincolo di coalizione».
La strategia di Casini sarebbe, dunque, quella di andare oltre Berlusconi, ma con Berlusconi. Nel frattempo l’Udc si candida a essere «il guardiano della coalizione» nel segno della collegialità. Ci sarà comunque da superare lo scoglio rappresentato da Follini. «A rispondergli sarà l’intero partito non certo Casini», spiegano ancora fonti parlamentari centriste. «C’è un momento di difficoltà oggettiva che dobbiamo superare», dice Mario Tassone. «Bisogna passare dal sospetto al progetto, creare un centrodestra che spiazzi l’Unione», nota Luigi D’Agrò.


Rocco Buttiglione, invece, invita a «restare fedeli agli elettori che ci hanno promosso. Nessuno può obiettare sulla vittoriosa linea intrapresa da Casini. C’è bisogno di unità. La gente non capirebbe mere beghe di partito. Dobbiamo continuare nel percorso che abbiamo iniziato».

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