La difficile via all’integrazione dell’Europa

La difficile via all’integrazione dell’Europa

Tutti, in Italia, parlano (ora bene, ora male) di Unione Europea, ma pochi ne conoscono a fondo la genesi e la storia: una storia fatta di interminabili negoziati, di infuocate conferenze e drammatici referendum, di battute d’arresto e di improvvisi balzi in avanti, che ci accompagna fin da quel fatidico 9 maggio 1950 in cui la Dichiarazione Schuman avviò il processo di integrazione in cui siamo ancora impegnati. Una storia, peraltro, che chi si interessa della cosa pubblica è tenuto a conoscere, perché si intreccia così strettamente con quella dell’Italia e peserà talmente sul nostro futuro da rappresentare un elemento fondamentale per la conoscenza della realtà nazionale.
Finora, per informarsi di tutti gli aspetti dell’Unione Europea, e raccapezzarsi nel complesso di trattati e di direttive che ne regolano il funzionamento, bisognava compulsare molti libri e documenti. Da qualche settimana, ne basta uno solo: Storia dell’integrazione europea (Mulino), scritto a quattro mani da Bino Olivi, per vent’anni portavoce della Comunità Europea, e Roberto Santaniello, che oggi dirige la Rappresentanza della Commissione a Milano. A compulsare, ci hanno pensato loro: solo la «bibliografia essenziale» citata dal libro comprende 218 opere e la fondamentale cronologia degli avvenimenti occupa dodici pagine.
Sebbene alcuni capitoli dell’integrazione europea siano abbastanza romanzeschi (per esempio, la procedura con cui si indusse l’eurofoba signora Thatcher ad accettare il Mercato unico, o i pochissimi voti di differenza che permisero alla Francia di adottare l’euro), il libro non si legge come un romanzo. Si tratta di un’opera densa di fatti e di considerazioni e ricca di analisi di avvenimenti che spesso si sono svolti dietro le porte chiuse dei Consigli europei e di cui solo in un secondo tempo i cittadini hanno sentito l’impatto. Un’opera che spiega anche ai non specialisti il reale significato di concetti come la sussidiarietà, di cui molti si riempiono la bocca a sproposito, e getta nuova luce sulle tante crisi che hanno accompagnato la costruzione europea. Ora che dobbiamo affrontarne un’altra, con la bocciatura del Trattato costituzionale da parte di francesi e olandesi, il libro ci può essere anche di parziale conforto. Esso è infatti una cronaca della ineluttabilità del processo di integrazione, che anche quando sembrava in un vicolo cieco, finora è sempre riuscito a uscirne: gli autori non ci forniscono il filo d’Arianna, ma ci spiegano i meccanismi che hanno permesso di superare anche i momenti più difficili.


Significativamente, il libro si chiude con un capitolo dedicato a uno dei rompicapi del momento, l’imminente apertura dei negoziati per l’adesione della Turchia che, nelle parole degli autori, «ripropone a tutti, cittadini e governi dell’Ue, i nuovissimi problemi dell’identità europea e delle ragioni della sua nuova esistenza». Pare che dureranno 15 anni: forse a un certo punto si dovrà scrivere un seguito.

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