Al traguardo il decreto flussi. Più controlli e quote regionali

Riflettori sul reale collegamento col lavoro. Novità anche per le Ong, stretta sulla libertà di azione dei loro velivoli

Al traguardo il decreto flussi. Più controlli e quote regionali
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L'endorsement più importante sul dossier migranti Giorgia Meloni lo ha ricevuto da Keri Starmer. Il premier laburista, successore di Rishi Sunak - con il quale la nostra presidenza del Consiglio aveva creato un rapporto di speciale amicizia e simpatia - ha parlato di un modello italiano per la riduzione degli sbarchi ed è apparso molto interessato all'accordo con l'Albania per l'apertura dei due hotspot per migranti. E lo ha fatto in un momento storico in cui tra i Paesi dell'Ue c'è una rincorsa alla reintroduzione temporanea dei controlli ai confini.

Il governo italiano però non si accontenta di una strategia che, come racconta Stefano Battilocchio, responsabile Immigrazione di Forza Italia, ha portato a «48646 arrivi irregolari finora nel 2024, a fronte di 133.240 nello stesso periodo 2023: numeri ridotti di due terzi, con particolare riferimento alla tratta del Mediterraneo (meno 64 per cento). Numeri eloquenti che valgono più di qualsiasi analisi politica». La volontà è quella di procedere a una ulteriore stretta, tappando le falle e le truffe che ancora resistono.

Ma come, in concreto, potrebbero essere aggiornate le norme nel testo, sottoposto a una prima analisi del Consiglio dei ministri, identificato con questa formula: «disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, nonché di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale»? Il decreto legge è ancora un work in progress, ma le nuove norme puntano a innalzare la soglia dei controlli e il collegamento con una «reale» occupazione. Verrà analizzato lo storico delle aziende che accedono al click day alla ricerca di eventuali anomalie come, ad esempio, un numero basso di assunzioni a fronte di richieste molto elevate. Ma non solo. Per evitare distorsioni dal punto di vista territoriale, il decreto andrà a definire delle quote regionali, in base alle esigenze e alla richieste delle imprese. Occhi puntati ad esempio sulla Campania, dove, a fronte di una bassa quota di contratti stipulati (attorno al 3%), si riscontra la stragrande maggioranza degli ingressi provenienti dal Bangladesh. Un nodo affrontato dalla stessa Giorgia Meloni, a margine del vertice Onu, con il capo del governo provvisorio Muhammad Yunus.

Il governo vuole intervenire anche sulle ong. Nella bozza è prevista una stretta sulla libertà di azione dei velivoli utilizzati per la ricerca da parte delle organizzazioni non governative dei migranti nel Mediterraneo (la Sea Watch ad esempio utilizza il velivolo Sea Bird). Il testo impone di avvertire «immediatamente e con priorità» gli enti competenti per l'area, alle cui indicazioni saranno obbligati ad attenersi. In caso contrario è prevista una multa fino a 10mila euro e il fermo dell'area. Per quanto riguarda il trattenimento dei richiedenti asilo potrà avvenire qualora il richiedente «non abbia consegnato il passaporto o altro documento in corso di validità» o se non è in grado di presentare «idonea garanzia finanziaria».

Verranno invece inserite misure straordinarie per tutelare i lavoratori per i quali «siano accertate situazioni di violenza o abuso o comunque di sfruttamento del lavoro»: il questore sarà chiamato a rilasciare immediatamente un permesso di soggiorno diretto alla vittima e al suo nucleo familiare, per permettere loro di «sottrarsi alla violenza». Nella maggioranza nessuno intravede problemi e il rinvio viene spiegato con una semplice necessità: armonizzare il decreto in tutte le sue parti così da renderlo efficace, al netto di possibili ricorsi e contestazioni.

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