Non si ferma il conflitto tra Israele ed Hezbollah. Mentre i caccia di Tel Aviv continuano a colpire obiettivi in territorio libanese, fonti locali hanno riferito a Reuters che è stato recuperato il corpo del leader del Partito di Dio Hassan Nasrallah, ucciso in un raid su Beirut nella notte di venerdì 27 settembre. Secondo quanto dichiarato, il corpo sarebbe intatto e non presenterebbe ferite dirette, il che suggerirebbe come causa di morte un trauma contundente dovuto alla forza delle esplosioni delle bombe bunker busters usate dall'aviazione ebraica. Secondo il canale israeliano Channel 12 Nasrallah sarebbe morto per soffocamento in un bunker non ventilato. L'emittente spiega che i gas tossici delle esplosioni sarebbero entrati nella stanza in cui si trovava Hezbollah, causandone gradualmente la morte. Gli stessi terrorisiti del Paese dei cedri, inoltre, hanno confermato il decesso di Ali Karaki, comandante del fronte Sud e responsabile delle operazioni del gruppo nelle regioni meridionali del Libano, presente nel rifugio sotterraneo assieme a Nasrallah al momento dell'attacco israeliano.
Secondo quanto dichiarato dalle Idf, sarebbero più di 20 gli operativi del Partito di Dio uccisi assieme al loro ex numero uno. Tra questi: Ibrahim Hussein Jazini, il capo della sicurezza personale di Nasrallah; Samir Tawfik Diab, consigliere del defunto leader dei terroristi; Abd al-Amir Muhammad Siblini, responsabile del rafforzamento degli Hezbollah; Ali Nawaf Ayoub, incaricato di sovrintendere agli armamenti del gruppo. In particolare, Jazini e Diab erano tra le persone più vicine a Nasrallah e, per questo motivo, "una fonte significativa di conoscenze sul funzionamento dell'organizzazione terroristica Hezbollah e di Nasrallah in particolare". L'esercito israeliano ha affermato che il bunker sotterraneo colpito nell'attacco del 27 settembre si trovava ad appena 53 metri da una scuola gestita dall'Onu e nascosto sotto edifici residenziali.
Continuano i raid in tutto il Libano
Nel ore notturne e nel corso della giornata, l'aviazione dello Stato ebraico ha distrutto decine di obiettivi degli Hezbollah a Beirut e nel resto del territorio libanese. Tra questi, lanciarazzi, edifici utilizzati dai terroristi e depositi di armi. In uno degli attacchi è stato ucciso Nabil Qaouk, comandante dell'unità di sicurezza preventiva del gruppo, membro del Consiglio centrale esecutivo del partito e, secondo quanto riferito dall'esercito di Tel Aviv, "implicato direttamente nello sviluppo di trame terroristiche contro lo Stato di Israele e i suoi cittadini". Gli Hezbollah ne hanno confermato la morte. Nel pomeriggio, le Idf hanno comunicato di aver effettuato un secondo raid mirato volto all'eliminazione di Abu Ali Rida, comandante dell'unità Bader e responsabile della seconda linea di difesa dei terroristi nel Libano meridionale. È l'ultimo comandante militare anziano di Hezbollah rimasto in vita. Il gruppo terroristico ha dichiarato che "è vivo e vegeto".
In mattinata, le sirene antimissile nella zona di Tiberiade sono scattate dopo l'individuazione di otto razzi lanciati dagli Hezbollah. Tutti i vettori sono caduti in campo aperto, senza causare vittime o danni materiali. Nel pomeriggio, altri venti razzi lanciati verso l'Alta Galilea sono stati intercettati dalla difesa aerea.
Gli attacchi a Gaza e in Siria
Le forze aeree israeliane hanno effettuato dei raid anche nel territorio controllato da Hamas, colpendo Gaza City, Jabaliya e una cellula di terroristi che stava operando all'esterno di una scuola Beit Lahiya, utilizzata come rifugio dagli sfollati palestinesi.
Nelle prime ore del mattino, inoltre, è stata diffusa la notizia di un bombardamento in Siria, la cui responsabilità non è ancora chiara, durante il quale 12 combattenti pro-Iran sarebbero stati eliminati nella zona di Deir Ezzor, città sul confine con l’Iraq. Alle 12 italiane, inoltre, le Idf hanno fatto sapere di aver effettuato un attacco aereo contro al-Qusayr, vicina alla frontiera con il Libano, con il probabile obiettivo di impedire un trasferimento di armi agli Hezbollah.
La posizione dell'Iran
L'Iran ha chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'inviato di Teheran al Palazzo di vetro Amir Saeid Iravani ha inviato una lettera all'organo dell'Onu, affinché "intraprenda un'azione immediata e decisa per fermare l'aggressione in corso da parte di Israele e gli impedisca di trascinare la regione in una guerra su vasta scala". L'ambasciatore della Repubblica islamica ha anche invitato lo Stato ebraico a non attaccare diplomatici, sedi consolari o rappresentanti iraniani, perché "l'Iran non esiterà ad esercitare i suoi diritti intrinseci di diritto internazionale per adottare ogni misura in difesa dei suoi interessi vitali nazionali e di sicurezza".
L'establishment della Repubblica islamica, però, è fortemente diviso. I conservatori stanno premendo per una dura risposta conto Israele per vendicare l'uccisione di Hassan Nasrallah, nella forma di un attacco diretto volto a dissuadere Tel Aviv dal colpire direttamente l'Iran. I moderati guidati dal presidente Masoud Pezeshkian, invece, sostengono che un'azione del genere farebbe cadere Teheran nella "trappola" ordita da Benjamin Netanyahu e porterebbe ad un allargamento del conflitto. Per il momento, dall'Iran sono arrivate solo minacce di "conseguenze pericolose" da parte del ministro degli Esteri Abbas Araghchi, secondo cui "il sangue di Nassan Hasrallah rafforzerà ulteriormente il fronte della resistenza". "Tutti dovrebbero essere consapevoli del fatto che la situazione è assolutamente esplosiva e che tutto è possibile, anche la guerra", ha affermato il capo della diplomazia iraniana, ma molti osservatori e analisti sono convinti che la Repubblica islamica non voglia il confronto diretto con lo Stato ebraico. Il ministro, inoltre, ha giurato vendetta per la morte di Abbas Nilforoushan, vice comandante dei pasdaran ucciso nell'attacco di sabato contro il bunker di Nasrallah.
L'opzione dell'invasione di terra
Le Idf, stando a quanto riferito da due funzionari statunitensi ad Abc News, avrebbero iniziato o starebbero per iniziare attacchi via terra di portata limitata oltre la Linea blu, per distruggere postazioni dei combattenti del Partito di Dio. Le fonti sentite dal media americano hanno fatto riferimento a “movimenti al confine su piccola scala” e hanno spiegato che la decapitazione della leadership di Hezbollah non sarà sufficiente a neutralizzare il gruppo terroristico e a raggiungere l’obiettivo di permettere ai circa 60mila sfollati israeliani di ritornare nelle loro case nel Nord del Paese.
I due funzionari, però, hanno anche affermato che al momento non pare che lo Stato ebraico abbia ancora preso una decisione riguardo a un’operazione di terra in Libano. Una posizione, questa, ribadia anche dal Jerusalem Post, econdo cui "se l'Idf decidesse di invadere, il piano iniziale sarebbe solo un'invasione limitata nel Libano meridionale" e "la situazione è molto dinamica e potrebbe cambiare in qualsiasi momento, soprattutto se Hezbollah riuscisse a colpire il fronte interno di Israele". In tal caso, l'esercito israeliano potrebbe decidere di accelerare i suoi piani ed entrare in profondità nel Paese dei cedri, per ridurre più rapidamente il lancio dei razzi. In ogni caso, al momento una decisione a riguardo non è stata presa, perché il governo di Tel Aviv preferirebbe attendere di vedere se "il nuovo leader di Hezbollah, ancora non annunciato, adotterà un approccio più pragmatico per porre fine all'attuale conflitto".
Gli Stati Uniti preparano le truppe
Il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha autorizzato il rafforzamento della presenza militare statuinitense in Medio Oriente con "capacità di supporto aereo difensive" e, secondo quanto dichiarato dal Pentagono, ha ordinato di mettere altre forze in stato di prontezza, in modo da "elevare la nostra preparazione a rispondere" ai possibili sviluppi della situazione nell'area.
"Il segretario Austin ha chiarito che se l'Iran, i suoi partner o i suoi proxy dovessero approfittare di questo momento per colpire il personale o gli interessi americani nella regione, gli Stati Uniti prenderanno tutte le misure necessarie per difendere il nostro popolo", si legge nella dichiarazione del Pentagono.
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