«Dna speciale e campioni guariti i segreti di questa resurrezione»

Galliani rivive la notte tedesca: «Dieci anni fa Berlusconi ci affidò una missione, diventare la prima squadra nel mondo Ma siamo tornati grandi solo con la rosa al completo». Kahn applaude: «Milan favorito». E San Siro diventa troppo piccolo

nostro inviato a Monaco

Alla frontiera tedesca, il Milan è stato accompagnato dai rapiti giudizi di Oliver Kahn, lo stagionato portiere del Bayern messo in ginocchio nel suo stadio. «Sono insuperabili in difesa, rapidi nella manovra e tecnicamente inarrivabili. Li vedo favoriti per la conquista del trofeo» il pronostico impegnativo. Allo sbarco milanese della Malpensa dopo un viaggio rapido e indolore, il Milan è stato accolto invece dal velenoso cinismo degli inglesi che l’hanno classificato «un avversario a sorpresa» in tutti i sensi, considerato «unico ostacolo lungo la strada di una finale tutta inglese». Semplice la spiegazione: perché il Milan è spuntato come inatteso dalla notte delll’Allianz Arena, e perché «è stato ammesso alla Champions dopo il secondo giudizio nello scandalo» la stilettata rilanciata anche sul fronte interno, da Tuttosport, quotidiano sportivo di Torino. Con discutibile tempismo verrebbe da chiosare dopo aver letto delle nuove rivelazioni su «calciopoli» che riscrivono la storia dello scudetto 2004-05 sottratto ai rossoneri con il decisivo aiuto degli arbitri manovrati dalla Juve. Dinanzi alla sagoma grifagna del Manchester, invece, il Milan si è ritrovato con una multa annunciata (100mila euro per la scritta dell’agenzia di scommesse Bwin) e la consapevolezza di avere uno stadio improvvisamente troppo piccolo, San Siro ridotto ad appena 67.500 posti rispetto agli 80mila canonici. «Con le attuali regole, se non c’è una deroga da parte dell’Osservatorio, non c’è niente da fare» è l’amara resa del dirigente berlusconiano.
Nel bagaglio del Milan è rimasta, a luccicare per tutto il giorno, la pepita della qualificazione alla semifinale di Champions e la conferma dell’ennesimo primato, nel ranking Uefa. «Siamo ancora vivi dopo tutto quello che ci è successo» l’osservazione di Adriano Galliani non è consolatoria. Da qualche ora ha preso nota dei complimenti del presidente Silvio Berlusconi e delle telefonate di Abete e Shevchenko («che bello sarebbe ritrovarsi in finale»), dell’abbraccio fraterno con Desailly («insieme abbiamo revocato l’altra nostra Atene») senza dimenticare la grande differenza rispetto ai primi tormentati passaggi dell’attuale stagione. «Non è un caso se il Milan ha ripreso a giocar bene e a fare risultati importanti appena è riuscito a recuperare quasi tutta la rosa dimezzata per molti mesi da lunghi e sfortunati infortuni» il passaggio essenziale del suo intervento. Preoccupato di evitare polemiche incrociate con l’esclusione dell’Inter (agli ottavi) e la mazzata terribile sopportata dalla Roma. «Non voglio fare paragoni, non è il caso, né con la Roma né con l’Inter» è il suo avvertimento urbi et orbi prima di ripuntare i riflettori sul Milan e su questa accertata vocazione europea. «È il dna che ha imposto Silvio Berlusconi in una famosa convention» ha ricordato Galliani a Monaco. E il pensiero è tornato a quei giorni dell’estate dell’87 vissuti nel castello di Pomerio, in Brianza, quando il presidente del Milan riunì tutti i dipendenti del club, dal tecnico (Arrigo Sacchi) al magazziniere per affidare loro la missione, «che era quella di diventare la prima squadra in Europa e nel mondo, vincendo e convincendo col gioco» il ricordo nitido di uno slogan che sembrò all’inizio un folle progetto e si rivelò invece un lucidissimo piano. «Non è un caso se in questi 20 anni di presidenza Berlusconi, il Milan ha raggiunto il traguardo significativo di 7 finali di Champions league, 2 semifinali e non so più quanti quarti di finale» la cifra che tiene conto dell’antica, straordinaria ossessione.
Da invidiare, al Manchester, per ora restano i grandi numeri del suo bilancio e il vantaggioso sistema fiscale inglese.

«È quello che genera differenze che si ripercuotono sul campo» rammenta Cantamessa, il legale del Milan pronto a segnalare i rischi con l’approvazione del ddl sui diritti tv. «Sarà una mazzata per le società italiane che hanno proiezione europea» la conclusione.

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