Le donne che possono esultare: Meloni e Santelli

RomaCerto, non potranno sorridere a trentadue denti, nel clima funereo che avvinghia il Pdl in queste ore. Pazienza: la soddisfazione se la terranno per sé, condividendola con la propria famiglia e l’entourage più stretto. Ma non c’è dubbio che per due donne del Pdl l’ultimo turno elettorale è stato un successo personale, in controtendenza con il resto del quadro: Giorgia Meloni, ministro per la Gioventù, ha visto due suoi uomini eletti in due centri del basso Lazio; Jole Santelli, vicecapogruppo dei deputati Pdl, ha gioito per l’elezione di Mario Occhiuto a sindaco di Cosenza. E non è un caso che i due sorrisi, stiracchiati finché si vuole, arrivino dalle uniche due regioni, il Lazio e la Calabria, il cui il Pdl ha salvato la faccia.
Per la verità Meloni non ha tanta voglia di esultare, malgrado il suo portavoce, Nicola Procaccini, sia stato eletto sindaco di Terracina, in provincia di Latina, al ballottaggio; e un altro suo uomo, Giovanni Di Giorgi, avesse già vinto la fascia al collo dopo il primo turno a Latina. Il fatto è che soprattutto la vittoria di Terracina lascia un sapore un po’ agro in bocca alla bionda ministra. Colpa dell’avversario di Procaccini al ballottaggio, quel Gianfranco Sciscione della lista di Renata Polverini, che al secondo turno ha preso molti voti da orfani della sinistra e ha rischiato addirittura il colpaccio: «Le energie che abbiamo speso a Terracina in questo derby fratricida - si rammarica la Meloni - avremmo potuto utilizzarle per strappare al centrosinistra qualche altro comune del Lazio, che avrebbe potuto diventare una Regione in controtendenza rispetto all’andazzo nazionale. E poi così non facciamo che confondere gli elettori». Qualcosa il risultato di Terracina però insegna a livello nazionale: «La vittoria di Procaccini dà un’indicazione importante: dove candidiamo persone fresche e pulite, volti nuovi che vengono dalla militanza politica, dal territorio, meglio se giovani, la gente ci riconosce lo sforzo e ci premia». Dalla Meloni arriva anche un via libera all’idea di primarie aperte anche nel centrodestra, convinta com’è che «i primi obbiettivi da perseguire perché da questa sconfitta possa nascere un partito migliore e più in sintonia con gli elettori sono a mio avviso tutte quelle azioni che portano ad allargare la partecipazione della base e al tempo stesso a valorizzare il merito anche all’interno del partito».
Se nel Lazio il centrodestra ha limitato i danni ma avrebbe certamente potuto fare di più, in Calabria il risultato è stato sicuramente lusinghiero, con tre dei quattro comuni superiori a 15mila abitanti al ballottaggio (Cosenza, Taurianova e San Giovanni in Fiore) e la provincia di Reggio Calabria finite al Pdl e il solo comune di Crotone al centrosinistra. Ma il risultato storico è quello di Cosenza, città da decenni in mano al centrosinistra, da lunedì amministrata da Mario Occhiuto, eletto sindaco con il 53,31 per cento dei voti contro il 46,68 di Enzo Paolini, candidato di Sel e Idv. La dimostrazione che quando il Pdl si allarga all’Udc, come in questo caso, i risultati si vedono. E un successo personale per Jole Santelli, 42 anni, cosentina doc, che molto si è spesa sul territorio in una campagna elettorale senza esclusione di colpi, al punto che lunedì sera era l’unica del Pdl a gioire, lei sì senza remore. E molto modesta nel dare un cognome - non il suo - all’affermazione del Pdl in Calabria: «È sicuramente il ciclone Scopelliti che ha consegnato al centrodestra risultati impensabili come il comune di Cosenza o San Giovanni in Fiore, che vantava il titolo di paese più rosso d’Italia, e che viene conquistato con circa il 70 per cento».

«Con l’esito dei ballottaggi - aggiunge Santelli - si è completamente stravolta la geografia politica della Calabria e ciò si deve a Scopelliti e a un laboratorio politico che vede il Pdl lavorare in Regione con l’Udc, replicando l’alleanza a livello amministrativo». Il Pdl ripartirà da due donne e da due città lontane dal centro del potere?

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