E Padoa-Schioppa si prende i «risparmi» decisi da Tremonti

Oggi si conclude la verifica, il rapporto deficit-pil verso il 4% Allarme entrate, dietrofront del viceministro Visco: «Nessun problema»

Antonio Signorini

nostro inviato

a San Martino al Campo (Perugia)

Messe da parte, almeno per un po’, le polemiche sui tagli veri e propri, ieri al conclave di San Martino è stato il giorno del giro di vite alle consulenze dei ministeri e alle auto blu. Questa volta la richiesta ai ministri di tenere stretti i cordoni delle rispettive borse è arrivata direttamente per bocca del premier Romano Prodi. Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa si è limitato ad ascoltare. Anche perché, come ha ammesso lo stesso portavoce Silvio Sircana, i tagli sono quelli previsti dalla Finanziaria 2006. E quindi uno dei punti qualificanti del piano per i primi cento giorni di governo consiste nell’applicazione di una norma voluta dall’ex ministro Giulio Tremonti.
«Ogni ministero deve tagliare oltre il 10% delle spese entro il 2006», ha spiegato il ministro per l’Attuazione del programma Giulio Santagata. Di suo il premier ha aggiunto un po’ di moral suasion, anche perché eludere le norme restrittive non è poi tanto difficile. Occorre, ha detto il premier ai 25 ministri riuniti a San Martino al Campo, «guardare con più attenzione alle voci di spesa destinate a consulenze e auto blu». E proprio sull’uso delle quattro ruote di Stato, l’appello è quello a un uso «sobrio e non ostentato». La stretta, ha aggiunto Antonio Di Pietro, riguarderà anche i voli di Stato. L’obiettivo è, appunto, quello contenuto nell’ultima Finanziaria che obbliga i ministri a tagliare del 10 per cento le spese per i beni intermedi.
La manovra di Tremonti prevede però anche altre restrizioni. Le consulenze, ad esempio, sono tagliate del 50 per cento rispetto a quelle del 2004; la mobilità degli statali viene rafforzata e si riduce la dotazione finanziaria per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Un giro di vite che, se venisse veramente confermato dal nuovo governo, si scontrerebbe con i sindacati di categoria che, a partire dalla Cgil, hanno minacciato uno sciopero generale. Anche ieri si sono sentiti gli echi del primo giorno di conclave, quando il responsabile di via XX Settembre ha richiamato ad un controllo rigoroso della spesa, suscitando la protesta di vari ministri. Malumori smentiti dal portavoce Sircana: «Li ho letti sui giornali. C’è stata semmai la presa d’atto di una situazione che non è facilissima ma non è neanche impossibile. È difficile, ma non drammatica». Insomma, «nessuno ha protestato né criticato». Ma lo stesso Sircana si irrita quando i giornalisti gli raccontano che uscendo dopo due giorni di clausura, alcuni esponenti del governo hanno parlato. La responsabile della Sanità Livia Turco, ad esempio, ha detto che i soldi per il suo settore ci sono e sono sufficienti mentre Antonio Di Pietro ha assicurato che anche quelli per le grandi opere saranno trovati. «I cantieri si bloccano se non si trovano i soldi e il nostro impegno è di trovarli almeno per i cantieri già aperti».
Al conclave l’ex pm ha esposto le sue priorità.

E tra queste ha elencato «il Mose, il Ponte sullo Stretto, la vicenda Autostrade-Abertis, i fondi per i cantieri Anas e Ferrovie». Di Pietro, che ha reso noto l’impegno ad una revisione del codice degli appalti per renderlo più trasparente, ha aggiunto. Per questo, è stata decisa un rinvio della sua applicazione di sei mesi.

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