E a Parigi voci di una fusione a tre

Fonti finanziarie non escludono l’ingresso italiano nel capitale della nuova società che nascerà da Suez-Gdf

Alberto Toscano

da Parigi

Il tam tam delle voci parigine è insistente e in un certo senso è già un successo per Enel, le cui possibili mosse vengono prese molto sul serio al più alto livello della gerarchia politica transalpina. La voce diffusasi nel week end è quella di un possibile accordo di compromesso tra il gruppo italiano e il tandem composto da Suez e da Gaz de France (Gdf), ossia dalle due società destinate - per esplicita volontà del governo di Parigi - a fondersi nel corso del prossimo autunno.
L'ipotesi di un'Opa di Enel sul capitale Suez, tutt'altro che invulnerabile in Borsa, è stata presa in un primo tempo con orrore da parte delle autorità di governo francesi, che hanno risposto con la scommessa della fusione con il gruppo pubblico Gdf (operazione che richiede però il varo di una nuova legge a causa del particolare statuto di quest'ultima società). Attualmente, infatti, la legge prevede che lo stato mantenga una quota non inferiore al 70 per cento. Poi il governo e il vertice delle società interessate si sono mostrati talmente sicuri di sé da esprimersi con una certa (troppa) sufficienza nei confronti della possibile Opa italiana. È stata in seguito la volta degli interventi comunitari, che hanno provocato una nuova fase d'inquietudine a Parigi. Adesso siamo al quarto atto: il presunto negoziato segreto Suez-Enel alla ricerca di un compromesso.
Le voci parigine, che sono ormai insistenti, ipotizzano due possibili sbocchi per un'intesa. Uno di questi scenari (riferito ieri dal quotidiano Le Figaro) parte dal fatto che, in caso di fusione Suez-Gdf, la prima di queste società dovrebbe cedere comunque una parte dei propri attivi (in particolare nel settore del gas) per non incappare negli strali della Commissione Ue. Tanto varrebbe cederli all'Enel, che così potrebbe ottenere una sorta di premio di consolazione.
Il problema è che l'Enel è interessata al gruppo elettrico belga Electrabel, a cui Suez non ha la minima intenzione di rinunciare. Di qui lo scenario di un possibile accordo basato sull'ingresso di Enel nel capitale del nuovo gruppo francese Suez-Gdf, che controllerà tra l'altro Electrabel. Si tratterebbe, in quest'ultimo caso, di un completo capovolgimento della situazione, visto che i contendenti di ieri diventerebbero i grandi alleati di domani. Pura immaginazione? Forse. Ma intanto a Parigi tutti pensano che il negoziato alla ricerca di un compromesso sia davvero in corso e che possa dare qualche risultato. Fermo restando che le autorità di Parigi intendono fondere il gruppo privato (venne ceduto dallo Stato nel 1987) Suez con quello pubblico Gdf per dar vita a un polo in cui il governo - mantenendo una quota del 34% - potrà usare il diritto di veto sulle decisioni strategiche, molto dipenderà adesso dall'atteggiamento della Commissione europea.
In questi giorni si svolgono a Bruxelles le audizioni dei presidenti dei due gruppi francesi - Gérard Mestrallet di Suez e Jean-François Cirelli di Gdf - e del timoniere dell'Enel, Fulvio Conti.


Probabilmente la reale disponibilità francese al compromesso dipenderà dal timore che la fusione possa arenarsi tra le secche delle obiezioni comunitarie. Comunque una cosa è certa: a Parigi l'ipotesi di un'Opa lanciata dall’Enel su Suez è tornata a far paura.

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