E la prima sconfitta è la diplomazia dell'Europa

La Livni stronca la proposta Ue di osservatori internazionali nella Striscia e avverte: avanti fino alla fine

La missione dell’Unione Europea ha già raggiunto il fallimento annunciato. A sbatterle le porte in faccia, liquidando le richieste di cessate il fuoco del ministro ceco degli Esteri, Karel Schwarzenberg, dell’omologo francese Bernard Kouchner e dello svedese Carl Bildt, ci pensa la signora Tzipi Livni. «Vogliamo cambiare le regole, siamo qui per combattere i terroristi, vogliamo – spiega il ministro degli Esteri - cambiare l’equazione per cui Hamas è libero di sparare su Israele, mentre quest'ultimo deve restare pressoché passivo». Un ultimo «niet» cancella anche le proposte del responsabile Esteri dell’Ue, Javier Solana, per un ritorno degli osservatori al passaggio di Rafah. Al ministro israeliano degli Esteri una missione analoga a quella naufragata nel luglio 2007, dopo la caduta di Gaza nelle mani di Hamas, appare non solo inutile, ma anche «difficilmente comprensibile».
La missione senza progetti negoziali della Ue si scontrava con i piani concordati, nonostante i dissapori personali, dal premier Ehud Olmert, dal ministro della Difesa Ehud Barak e dalla Livni - sin dall’avvio dell’operazione «Piombo Fuso». Forte della lezione libanese del 2006 la triade israeliana si è impegnata a lasciar mano libera all’esercito e si è ben guardata dal definire gli obbiettivi dell’offensiva. La via d’uscita diplomatica, ovvero le regole del futuro cessate il fuoco, è invece già scritta e si basa su tre capisaldi. Il primo riguarda le modalità di una tregua che coinvolgerà, nei piani israeliani, Usa, Francia e Paesi arabi moderati, sarà regolata da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza e garantirà all’esercito, la possibilità di rispondere alle violazioni fondamentaliste. L’accordo, privo di spazi negoziali per Hamas, è considerato fondamentale per delegittimare l’organizzazione. Per combattere il contrabbando d’armi alla frontiera di Rafah il governo Olmert punta sul dispiegamento di una forza internazionale e su accordi con Egitto e Stati Uniti. Per il controllo del valico di Rafah Israele invoca la presenza delle forze del presidente Mahmoud Abbas al fianco di quelle europee per riportare a Gaza i moderati di Fatah.
Non a caso mentre da Israele trapelano le tre condizioni per la tregua il presidente George W. Bush ricorda il diritto di Israele a difendersi dai missili di Hamas, ma accenna anche ad un cessate il fuoco definito «nobile ambizione». Subito dopo il Dipartimento di Stato richiama le condizioni israeliane. «Stiamo lavorando molto a quei tre elementi» - spiega un portavoce, aggiungendo che l’obbiettivo è una fine della violenza duratura e sostenibile.
Se questo è il piano è più facile capire perché il presidente francese Nicolas Sarkozy sia impegnato in una missione che sembra un doppione di quella europea e gli ha già attirato le accuse di protagonismo. Il presidente, arrivato ieri sera a Gerusalemme, ha invitato Israele a cessare le violenze, ma ha denunciato il comportamento di Hamas come «irresponsabile e imperdonabile». Sarkò è considerato da Israele un interlocutore fondamentale assieme ad Egitto e Usa.

Non a caso anche Il Cairo ha bussato ieri alla porta dei negoziati annunciando l’arrivo di una delegazione di Hamas con cui non è prevista alcuna trattativa, ma semplicemente la consegna delle condizioni da seguire per garantirsi il cessate il fuoco.
Hamas non sembra però voler accettare la sconfitta e minaccia, per la prima volta, rappresaglie su scala internazionale.

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