Ecco perché la Serbia è il paradiso dell’industria

«Ma è mai possibile che da quando sono alla Fiat nessuno dei miei colleghi di tutto il mondo mi abbia chiesto informazioni per venire a produrre in Italia?». La domanda che Sergio Marchionne ha fatto pubblicamente nei giorni scorsi è l’aspetto più preoccupante della vicenda Fiat-Serbia. Il nostro è un Paese che respinge le imprese. Perfino (...)
(...) quelle nate e vissute tra Lingotto e Mirafiori. E il numero uno del gruppo automobilistico ha espresso il problema con la consueta chiarezza, tipicamente «americana». Lo stesso candore e linearità di pensiero anglosassone che si ritrova sull’Herald Tribune di ieri.
Il quotidiano, edizione globale del New York Times, dedica il titolo di apertura a un reportage da Pomigliano d’Arco: «Alla Fiat si dà un taglio a una certa cultura del lavoro». L’inviata del giornale non ha dubbi: la controversia sulla fabbrica campana potrebbe dire «se gli italiani sono pronti ad adottare quel cambiamento di cui il Paese ha bisogno per evitare la rovina finanziaria ed essere più competitivo con l’Europa del Nord e il resto del mondo». L’articolo cita le cattive abitudini «dell’impianto con la più bassa produttività del gruppo»: l’assenteismo, i certificati medici falsi e via continuando, per poi proseguire: «Orientare una cultura verso il lavoro e colmare la distanza dell’Italia con i vicini che stanno a Nord dei suoi confini, non sarà facile... ma tutto si giocherà sulla capacità dell’Italia di convincersi della necessità di cambiare le abitudini di lavoro se si vuole che il futuro finanziario del Paese sia migliore». Nel resto dell’articolo il confronto è tutto tra le tradizionali e, talvolta più umane, abitudini del mondo dell’impresa in Italia e la necessità di internazionalizzarsi, ragionando esclusivamente in termini di costi e profitti.


Per anni nel nostro Paese «globalizzazione» è stata la parola più citata in convegni e seminari. Adesso stiamo scoprendo che ne abbiamo parlato e basta. E che nel frattempo è arrivata, con le sue leggi implacabili, anche in Serbia, a pochi chilometri dai nostri confini.

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