«Ecco come taroccavano i rilevatori»

Scrivono i consulenti della Procura che «esiste una correlazione tra il numero di infrazione rilevate e i tempi di durata della fase di giallo, combinata con la brevità del tempo di latenza impostato per la rilevazione delle infrazioni allo scatto del rosso». Tradotto, basta ridurre anche di una frazione di secondo il passaggio del semaforo dal giallo al rosso, e il gioco è fatto. Multe come se piovesse. Un piccolo trucco, secondo la Procura, che ha arricchito i Comuni e le aziende che hanno fornito il servizio (pagate, in certi casi, con una percentuale sui verbali). È la relazione finale consegnata al procuratore aggiunto Alfredo Robledo, titolare dell’inchiesta sui T-Red, a spiegare come funzionava il sistema dei semafori «intelligenti». E a dare la misura del possibile raggiro.
Banalmente, «si nota una significativa diminuzione delle infrazioni all’aumentare della durata del giallo». Meno banalmente, esiste un momento chiamato «tempo di latenza», durante il quale il semaforo passa dal giallo al rosso. È il cambio di fase durante il quale i T-red scattano il primo fotogramma con cui viene rilevata l’infrazione. Quanto dura, questo periodo? Un’inezia. Da mezzo secondo a un decimo di secondo. Troppo poco per permettere all’automobilista di frenare. Così, il semaforo viene bruciato. «Il 60% delle infrazioni - scrivo ancora i consulenti della Procura - è avvenuto in una fascia di tempo inferiore a un secondo». Ecco il problema. Che «i decimi di secondo sono un’unità di tempo difficilmente percepibili, soprattutto se si è impegnati alla guida».
I tecnici incaricati di chiarire eventuali anomalie nel sistema dei T-red spiegano che basterebbe alzare la soglia di latenza per ridurre drasticamente il numero delle violazioni. E quindi delle multe. Preso un campione di rilevazioni, «le infrazioni per una durata del giallo di 4 secondi, portando la latenza da un decimo di secondo a un secondo, passerebbero da 26mila a 12mila». Mentre «per una durata del giallo di 5 secondi passerebbero da 12mila a 7mila». In conclusione, «i tempi di reazione richiesti per non incorrere in un’infrazione sono troppo stringenti rispetto alle modalità di guida medie».
Secondo i periti, invece, «non è credibile che l’elevato numero di infrazioni sia dovuto a modifiche posteriori effettuate sui fotogrammi».

La Procura, infatti, aveva chiesto di verificare se le immagini che riprendono gli automobilisti mentre bruciano un semaforo potessero essere state alterate in un secondo momento. Per i consulenti, però, si tratta di un’ipotesi altamente improbabile. E in certo senso, anche superflua. Non serve «taroccare» le foto. Basta impostare il T-red come fosse una tagliola.

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