Già lo scorso febbraio, a pochi mesi dalla mattanza del 7 ottobre e dalle prime iniziative pro Palestina in Italia, la Relazione annuale sulla politica dell'informazione per la sicurezza, che rendiconta l'operato della nostra intelligence, notava come i «ristretti ambienti dell'oltranzismo marxista-leninista, trainati dagli eventi bellici in Ucraina e, soprattutto, dal riaccendersi della crisi in Medio Oriente, si sono prodigati, pure in collaborazione con omologhi circuiti stranieri, in iniziative propagandistiche e mobilitative dal respiro anti-militarista, anti-imperialista e di decisa opposizione alla Nato». Ma non solo. La relazione sottolineava anche un dato preoccupante: «È in questo ambito che lo storico sostegno alla resistenza palestinese ha lasciato spazio a interpretazioni di maggior radicalità e intransigenza che si sono spinte a giustificare l'attacco di Hamas contro il colonialismo sionista».
Questa intransigenza non si traduce solo a livello di propaganda, di cortei che paralizzano le nostre città e dove spesso si sente anche l'urlo «Allah akbar!». «Oltre a cortei e presidi - si legge nel report degli 007 - si è assistito a iniziative di propaganda e controinformazione in chiave antisionista, nel più ampio quadro della campagna denominata Boicotta, disinvesti, sanziona (Bds), volta a orientare l'opinione pubblica verso forme di pressione contro Israele».
Azioni concrete, dunque, spesso contro istituti bancari che hanno veri (o presunti) interessi nei «territori occupati» o di aziende nel comparto della difesa che hanno rapporti con Tel Aviv. E pure contro giornalisti, come testimonia la lista di proscrizione pubblicata dal Nuovo partito comunista italiano per la quale è stata trasmessa un'informativa all'autorità giudiziaria.
Tutto questo non deve stupire. Esiste infatti un legame antico (e solido) tra i gruppi di estrema sinistra e quelli filo palestinesi. E che oggi è ancora più pericoloso, come spiega Claudio Bertolotti, direttore di «Start Insight» ed esperto di terrorismo: «Magari può non esserci un legame da un punto di vista operativo ma certamente c'è da un punto di vista politico e ideologico. Quello che mi preoccupa maggiormente, ed è proprio quello che la narrazione di sinistra sta facendo, è di confondere l'istanza palestinese con le azioni di Hamas, che viene presentato unicamente come un movimento di resistenza mentre invece è un movimento terroristico». Un movimento terroristico che, con il massacro del 7 ottobre, ha, di fatto, portato la guerra a Gaza. Ma non solo. I gruppi di estrema sinistra stanno alterando le parole per giustificare il proprio odio nei confronti degli ebrei: «L'antisionismo oggi viene declinato in antisemitismo - prosegue Bertolotti - Non si usano parole di odio contro gli ebrei, ma contro gli israeliani dando ai due termini lo stesso significato e lo stesso valore.
In questo modo, una minoranza piccolissima sta condizionando l'opinione pubblica: il Nuovo Partito Comunista Italiano ha percentuali bassissime in termini di consenso però riesce a far parlare di sé. Ho letto i nomi della lista e ho dubbi che alcuni di loro possano essere definiti sionisti ma per alcuni soggetti chi non è di estrema sinistra è fascista e chi è fascista è, paradossalmente, sionista».
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