Un eclettico di genio che adorava il «mestieraccio»

Paolo Monelli nasce a Fiorano Modenese nel 1894. Redattore de Il Resto del Carlino fino al 1912, è inviato speciale di numerosi quotidiani, tra cui, per molti anni, La Gazzetta del Popolo, La Stampa e in seguito il Corriere della Sera. Chiamato alle armi poco più che ventenne, partecipa come ufficiale degli alpini alla guerra del 1915-18 che gli ispira tra l’altro Le scarpe al sole (1921), uno dei migliori e più fortunati libri su quel periodo. Insieme ad Orio Vergani, Riccardo Bacchelli, Mario Vellani Marchi e molti altri è fondatore nel 1927 del premio «Bagutta» nato per scommessa ai tavoli dell’omonima osteria milanese. Negli anni successivi pubblica una serie di «variazioni» intorno all’attività giornalistica (Questo mestieraccio, 1930), agli usi, ai costumi e alla lingua dell’Italia contemporanea (L’Alfabeto di Bernardo Prisco, 1932; Barbaro dominio, 1933; Naja parla, 1947); un’ampia documentazione sulla caduta del fascismo e la lotta antinazista (Roma 1943, 1945); un vivace volume biografico aneddotico su Mussolini piccolo borghese (1950); diverse narrazioni tra la cronaca e la fantasia (Morte del diplomatico, 1952; Nessuna nuvola in cielo, 1957; Avventura nel primo secolo, 1958); una serie di ritratti critico-polemici di scrittori contemporanei (Ombre cinesi, 1965); il celebre itineraro gastronomico Il ghiottone errante (1935) ma anche O.P. ossia il vero bevitore (1965).

Nell’ambito della campagna fascista per la bonifica culturale del paese e, in particolare, della depurazione del vocabolario dalle intrusioni di termini stranieri, cura nel 1932-33 su La Gazzetta del Popolo la rubrica intitolata «Una parola al giorno» e il programma radiofonico «La lingua d’Italia», prodotto nel 1938 dall’EIAR, in collaborazione con l’Accademia d'Italia. Muore a Roma nel 1984. Nel 1982 la Biblioteca Baldini ha acquisito il suo archivio personale e le sue collezioni bibliografiche (circa 11mila volumi).

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