Allarme Confcommercio: "Ci vogliono 15 anni per tornare al pil 2007"

Con gli attuali tassi di crescita, prima del 2034 sarà impossibile rivedere il reddito disponibile del 2007: "Le imprese operano in un contesto altamente penalizzante"

Allarme Confcommercio:  "Ci vogliono 15 anni  per tornare al pil 2007"

È vero, si registra qualche piccolo dato positivo. Ma, agli attuali tassi di crescita di pil, consumi e reddito disponibile, solo tra 15 anni, nel 2027, si tornerà al pil pro capite del 2007. La spesa delle famiglie pre-crisi si rivedrà nel 2030. Il reddito disponibile nel 2034. La stima resa pubblica dall'Ufficio Studi Confcommercio non è confortante. Per ridurre il recupero a 6-8 anni servirebbe un tasso di crescita pari al doppio di quello attuale.

Tra il 2007 e il 2014, ricorda Confcommercio, gli italiani hanno patito una riduzione in termini reali del 12,5% del Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell'11,3% per i consumi. Il ritorno ai livelli di crisi viene stimato sulla base di una crescita dell'1,25% per pil, dello 0,95% dei consumi e dell'1,05% per il reddito disponibile, a fronte di una variazione della popolazione in linea con le stime prodotte dall'Istat negli scenari di lungo periodo (+0,2%).

Quanto all'ipotesi di un tasso di crescita doppio che permetterebbe di tornare ai livelli del 2007 in 6-8 anni, l'Ufficio Studi Confcommercio nota comunque che "la nostra economia non sperimenta da tempo" tali valori. "L'attivazione rapida delle riforme strutturali - aggiunge -, il consolidarsi di un diffuso clima di fiducia favorevole e una credibile politica fiscale distensiva renderebbero questa sfida alla portata del nostro paese". Nota poi l'analisi di Confcommercio come le difficoltà a tornare ai livelli pre-crisi discendono da un "contesto altamente penalizzante in cui operano le imprese". "Le riforme devono correggere questi difetti che riducono la competitività e tengono bassa la produttività sistemica dell'Italia - viene spiegato -. Ponendo a confronto alcuni indicatori di Italia e Germania, si rileva come per i nostri imprenditori sia molto più difficile fare impresa. I tempi della giustizia, la pressione fiscale, i costi di gestione, la contraffazione e l'abusivismo si associano ad una difficoltà a sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie".

"Nel 2014 - nota quindi l'Ufficio Studi Confcommercio -, la capacità del tessuto imprenditoriale dei servizi di mercato si è ridotta in maniera significativa, mostrando, tra iscrizioni e cancellazioni di imprese nei registri delle Camere di Commercio, un saldo negativo di circa 70mila unità". Grazie alla pur moderata crescita del pil la demografia delle imprese è vista però in miglioramento, "con un rilancio delle iniziative imprenditoriali ed una frenata della forte emorragia di aziende finora registrata". Nel 2015-2016 Confcommercio si attende un ridimensionamento del saldo negativo a 17 mia unità, grazie prevalentemente all'incremento atteso nelle iscrizioni. Di fronte a un pil più debole, il saldo negativo peggiorerebbe a 27 mila unità.

Migliorano i consumi, con una crescita congiunturale ad aprile dello 0,5%, la più elevata degli ultimi due anni, dopo il -0,1% di marzo. L'incremento tendenziale è dello 0,8% (+0,4% a marzo). La crescita deriva da un aumento della domanda sia di servizi (+0,6%) e sia di beni (+0,4%). A marzo era sceso dello 0,1%. Relativamente alle singole macro-funzioni di spesa, le variazioni positive hanno riguardato soprattutto i beni e i servizi per la mobilità (+2,5%), grazie al buon andamento delle vendite di auto ai privati, gli alberghi, i pasti e i consumi fuori casa (+0,9%) e i beni e i servizi per le comunicazioni (+0,6%).

È stato invece modesto l'incremento registrato per i beni e i servizi per la cura della persona (+0,1%).

Ed è stata stabile rispetto a marzo la domanda di alimentari, bevande e tabacchi e quella dei beni e servizi per la casa. In lieve calo la spesa per abbigliamento e calzature (-0,2%), in linea con il mese precedente, e per i beni e i servizi ricreativi.

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