È una sfida a tutto cloud, anche nel nostro paese, quella tra Amazon e Google. Ieri la società fondata da Jeff Bezos, ai massimi storici in Borsa, con capitalizzazione da oltre 1.500 miliardi di dollari, ha annunciato di essere pronta ad assumere altre 1.600 persone, in Italia, a tempo indeterminato entro fine 2020. Quasi un miracolo in tempi di pandemia se non fosse che Amazon, già nell'aprile scorso, quindi proprio in pieno lockdown aveva annunciato l'apertura di una regione Aws in Italia. Ossia Amazon web services, i servizi cloud che fanno parte integrante del business del grande magazzino online.
E dunque, dopo l'annuncio dell'investimento pari a 900 milioni di Google con Tim proprio in questo ambito, Amazon è pronta al rilancio per non cedere neppure un «centimetro di byte» di servizi cloud sul web dedicate a piccole e grandi imprese ai rivali. La società ha tenuto infatti a sottolineare che i 1600 posti di lavoro che saranno creati entro fine anno, oltre a supportare i prossimi due centri di distribuzione in apertura in Veneto e nel Lazio per i quali saranno investiti 140 milioni, serviranno anche per le attività cloud. E quindi i nuovi assunti non saranno soltanto magazzinieri ma «anche persone con altri tipi di esperienza, istruzione e livelli di competenza». L'operazione «simpatia» portata avanti con le nuove assunzioni servirà anche ad attenuare un prossimo rilancio da parte dell'Europa di eventuali web tax mirate sui cosiddetti Ott. Ossia le società come Google, Amazon, Apple che approfittano di paradisi fiscali europei, come l'Irlanda o l'Olanda per pagare poche tasse. E così ieri Amazon, in un lungo comunicato ricco di numeri ha tenuto a informare di quanto fatto per il bene del nostro paese.
Nel 2020 il numero di occupati raggiungerà gli 8.500, in crescita rispetto ai 6.900 di fine 2019, in più di 25 sedi in tutta Italia. E quest'anno sarà il decimo consecutivo di nuove assunzioni. «Amazon supporta la ripresa economica italiana», evidenzia la nota, che non tralascia di sottolineare il contributo in termini fiscali. Nel dettaglio, nel 2019 i ricavi totali delle attività italiane del colosso Usa sono state pari a 4,5 miliardi e il contributo fiscale complessivo è stato di 234 milioni. Inoltre sono stati pagati, in media, oltre 17,2 milioni al mese in remunerazioni e stipendi ai dipendenti del Belpaese. Amazon ha anche reso noto che, grazie agli investimenti effettuati in Italia nel 2019 (1,8 miliardi, che includono le spese per i centri di distribuzione, gli uffici e la nuova Regione Aws Milano), sono stati creati indirettamente più di 120mila nuovi posti di lavoro, ad esempio nei settori edilizio, logistico, e dalle oltre 14mila pmi italiane che usano la vetrina Amazon Made in Italy o servizi come Logistica di Amazon per incrementare la propria attività e esportare nel mondo. Con un valore delle esportazioni superiore ai 500 milioni di euro.
Inoltre secondo uno studio di Keystone diffuso da Amazon grazie agli investimenti fatti, il colosso Usa ha contribuito al Pil italiano per 7,6 miliardi tra il 2010 e il 2019. Insomma troppo buoni per pagare anche le tasse sul reddito.
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