È battaglia sulla richiesta italiana di anticipare all'inizio del 2025, senza attendere fino al previsto 2026, l'analisi dell'iter che porterà nel 2035 allo stop produttivo in Europa di auto e furgoni a benzina e Diesel. È soprattutto la componente (seppur depotenziata rispetto al passato) dei Verdi tedeschi, il cui sostegno è però essenziale per la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Lyen, a cercare di ostacolare, creando confusione anche al suo interno, l'iniziativa del ministro Adolfo Urso. Il segretario di Stato agli Affari economici, Sven Giegold, ha infatti precisato che il governo di Berlino «non ha come obiettivo di rimettere in discussione l'obiettivo del 2035», specificando così di voler chiarire un malinteso con lo stesso Urso e, allo stesso tempo, annacquare la convergenza sulla calendarizzazione anticipata tra il ministro italiano e il collega tedesco, pure Verde, Robert Habeck, non propriamente amico del cancelliere Olaf Scholz. «Non vogliamo nuovi biocarburanti che non sono a impatto neutrale sul clima, siamo per la neutralità tecnologica, ma per raggiungere la decarbonizzazione per le auto», amplia ad arte il discorso Giegold. E sul riesame del regolamento che Urso vuole anticipare, lo stesso Giegold lascia intendere che tutto deve restare in agenda nel 2026 per avere più tempo e raccogliere ulteriori dati. «Né il mio ministro Robert Habeck né nessun altro ha chiesto una sospensione degli obiettivi. Questo non è mai stato detto in Germania: sull'Italia non commento», chiude il discorso, il cui fine chiaro è di confondere le idee, visto che Urso e Habeck hanno solo parlato di anticipare i tempi di oltre un anno sul riesame degli obiettivi fissato a fine 2035.
Intanto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy contrattacca: «Credo ci sia una sufficiente maggioranza di Paesi che si predispongono a chiedere l'anticipo del rapporto che sarà oggetto di confronto con altri Stati». Romania, Slovacchia, Lettonia, Malta, Cipro, Polonia e Repubblica Ceca, secondo Urso i favorevoli all'anticipo del riesame, ai quali aggiunge Spagna e, nonostante Giegold, la Germania. «Berlino e Madrid vogliono mantenere l'obiettivo del 2035 e tuttavia sono disponibili a confrontarsi su come modificare le norme attuali per raggiungere quel target attraverso il sostegno a imprese e famiglie per l'acquisto di una vettura elettrica o climaticamente sostenibile. E questo destinando risorse nazionali ed europee, pubbliche e private, a risorse comuni europee. Senza tali misure, in caso di conferma del target, creeremmo un deserto industriale in Europa», la replica del ministro Urso.
Infine, il quotidiano spagnolo Expansión fa sapere che Stellantis realizzerà nel Paese una gigafactory per la fornitura di batterie a veicoli elettrici compatti.
La struttura, frutto di un'intesa siglata a fine 2023 con il colosso cinese Catl, numero uno al mondo nelle batterie, comporterà 4 miliardi di investimento. In gioco ci sono aiuti pubblici per 300 milioni. A favorire il via, rispetto a Italia (Termoli) e Germania, i bassi costi in Spagna di energia e produzione.
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