Banche (e bancari) alla svolta

«Il retail banking è a un punto di svolta: prevediamo che il ritmo dei cambiamenti aumenti significativamente nei prossimi tre-cinque anni. Il successo richiederà chiarezza di direzione, velocità e agilità nell'esecuzione». La ricerca di McKinsey Rewriting the rule, rappresenta una finestra sul futuro del mondo bancario. Qualche giorno fa il Wall Street Journal titolava: «Deutsche Bank Considers Up 20.000 jobs cut». In pratica, il nuovo piano della principale banca tedesca prevederebbe almeno 20mila esuberi. La velocità dei cambiamenti è tale che per inseguirli è necessario affidarsi ai numeri. Anche in Italia sono i numeri che li raccontano: i dati Banca d'Italia, pubblicati a marzo, permettono di confrontare il 2018 con il 2017, o volendo anche con gli anni precedenti.

Gli istituti di credito in Italia sono 505, ben 33 in meno rispetto a 12 mesi prima. Gli sportelli? In 12 mesi ne sono «evaporati» quasi 2000, oggi ne sono rimasti 25.400. Questo sta portando a un processo di forte rinnovamento soprattutto della forza lavoro: i bancari registrati al 31 dicembre 2018 erano 278mila quasi 8mila in meno dell'anno precedente. E non è finita.

I Crediti Cooperativi, che oggi sono meno di 300, si accorperanno in 3 soli gruppi portando il saldo finale delle banche del Bel Paese alla metà di quello attuale. Per quanto riguarda, invece, gli sportelli, le ricerche più accreditate parlano di almeno altre 10mila chiusure. E per il personale? Difficile capire quanti si riconvertiranno o quanti lasceranno completamente. Guardare fuori può aiutare a capire.

In Canada, con una popolazione di meno di 40 milioni di persone sono rimaste 70 banche e circa 8mila filiali. Basterà fare le debite proporzioni per capire che, da noi la strada è ancora lunga e, in tantissimi, su questo percorso, saranno costretti a segnare il passo e rimarranno indietro.

leopoldo.gasbarro@me.com

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