La Bce dei falchi: "Tassi ancora su"

Lagarde: "Meno bond nel bilancio dell'istituto". Il rendimento del Btp sale oltre il 4%

La Bce dei falchi: "Tassi ancora su"

La riduzione del bilancio è per la Bce come i cavi dell'alta tensione: basta una mossa sbagliata e qualcuno, tipo gli Stati con alto debito, rischia di finire fulminato. Il cosiddetto quantitative tightening (QT), però, s'ha da fare. Da almeno un mese e mezzo è al centro delle discussioni in seno al board dell'Eurotower, e ieri è stato ufficialmente sdoganato dalla presidente, Christine Lagarde (in foto). «Limitarsi a rimuovere l'accomodamento monetario potrebbe non bastare» per contrastare un'inflazione che in ottobre ha toccato il 10,6%. Se le strette sui tassi «sono e rimarranno lo strumento più efficace per definire la nostra posizione politica nel contesto attuale», per meglio calibrare l'azione di contrasto al carovita è anche «opportuno che il bilancio della Bce sia normalizzato in maniera misurata e prevedibile». Parole prudenti, ma non abbastanza: il rendimento del Btp decennale ha subito superato il muro del 4,03%, e solo il contemporaneo rialzo del tasso sul Bund tedesco ha impedito un surriscaldamento dello spread, rimasto stabile sui 194 punti base.

Di fatto, si tratta delle prime avvisaglie di una potenziale situazione esplosiva che potrebbe crearsi quando, probabilmente già nel primo semestre del 2023, l'istituto di Francoforte comincerà la dieta dimagrante. «A dicembre definiremo i principi chiave per ridurre gli stock di titoli nel nostro portafoglio», ha annunciato Lagarde. Dovrebbero essere ispirati alla massima cautela, regola aurea che si è auto-imposta la Fed, che da giugno si è liberata di asset per appena 235 miliardi di dollari sui 9mila complessivi a bilancio. La strada che imboccherà la Bce sembra tracciata. Poiché continueranno a essere reinvestiti, una volta giunti a scadenza e fino al 2024, gli importi dei titoli acquistati attraverso il Pepp (il piano da 1.750 miliardi contro l'emergenza pandemica), il QT interesserà i bond, per un controvalore di 3.300 miliardi, finiti in pancia negli ultimi sette anni con il quantitative easing varato da Mario Draghi. Il «timing» dell'operazione sarà cruciale per evitare terremoti sui rendimenti dei titoli sovrani. Nonostante la leader della banca centrale continui a considerarlo uno strumento efficace «per preservare l'ordinata trasmissione della politica monetaria», lo scudo anti-spread potrebbe non essere utilizzabile dai Paesi con i conti in disordine. Conti che, peraltro, potrebbero finire fuori squadra proprio per effetto dell'innalzamento dei rendimenti provocato dal QT della Bce.

Potenziali minacce alle stabilità dell'eurozona di cui le Borse, tutte in rialzo ieri (+1% Milano, +0,95% lo Stoxx600), non sembrano curarsi, preferendo invece concentrarsi sulla possibilità di un giro di vite ai tassi in dicembre circoscritto a mezzo punto. «Fino a che punto dovremo spingerci e quanto velocemente sarà determinato dalle prospettive di inflazione», si è limitata a dire Lagarde.

Le banche, dopo le modiche restrittive sui prestiti Tltro, hanno intanto restituito a Francoforte 296 dei 2.100 miliardi ricevuti. Gli analisti mettevano in conto «ritorni» per 600 miliardi, una cifra che avrebbe potuto provocare tensioni sui titoli sovrani nella periferia di Eurolandia. Meglio così.

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