La Banca Centrale europea potrebbe valutare l'ipotesi di porre fine al Qe. La data chiave da monitorare è quella del prossimo 14 giugno. Nel vertice che si terrà a Riga podrebbe essere discussa una sorta di road map per portare al termine il Quantitative Easing. In questo momento va in questa direzione Peter Praet, uno dei membri del comitato esecutivo della EuroTower: " chiaro che la prossima settimana il consiglio direttivo dovrà fare questa valutazione, se i progressi fatti finora sono stati tali da richiedere una graduale uscita dai nostri acquisti netti". In questo quadro di fatto pesano anche le parole di Jens Weidmann che di fatto dalla sua poltrona in cima alla Bundesbank chiede da tempo lo stop al piano: "Se la Bce fermerà il Qe si potrà parlare di un primo passo nel lungo cammino verso una normalizzazione della politica monetaria".
Attualmente la Bce compra 30 miliardi di euro al mese di bond governativi. Questo tipo di "acquisti" potrebbero essere portati avanti fino a settembre, per poi andare ad azzeramento a fine anno. "Ci sono segnali - ha aggiunto Praet - che mostrano il miglioramento della convergenza dell'inflazione". Ma con una eventuale cessazione del Qe, quali sono i rischi per l'Italia? In primo luogo l'Italia dovrà affrontare da sola il palcoscenico su cui agiscono gli investitori internazionali. Di fatto proprio questi operatori sottolineeranno il nostro debito pubblico (ormai arrivato a 2.302 miliardi di euro) sul piano di battaglia delle aste su cui vengono collocati i nostri titoli. Altra conseguenza diretta sarà l'innalzamento dei tassi di interesse che tendenzialemnete però dovrebbero restare ad un livello basso confortati da una mancata impennata dell'inflazione oltre la soglia del 2 per cento. Poi c'è il fronte dei mutui che potrebbe vedere la chiusura della stagione "generosa" dell'Euribor.
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