Introdotto con il decreto Aiuti-bis, il Bonus 600 euro, è un contributo pensato per sgravare i cittadini di una parte del peso del caro-vita.
Si tratta di un contributo straordinario la cui erogazione è decisa dal datore di lavoro e si applica a una serie limitata di beni e servizi e che, inizialmente fissato a un massimo di 258,23 euro annui, è stato ampliato a 600 euro, modificando anche i principi di tassazione qualora questa soglia venisse superata. Un argomento che può diventare complesso e che va quindi sviscerato.
I beni e i servizi ammessi nel Bonus 600 euro
Il bonus può essere erogato non soltanto per lenire gli effetti delle bollette di luce, gas e acqua e, anche se molti media lo hanno ribattezzato “bonus bollette” occorre non cadere in errore, perché le voci di spesa a fronte delle quali esiste la detassazione sono determinate dal quarto comma dell’articolo 51 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir) e includono anche la concessione di:
- veicoli usati anche a scopi aziendali
- servizi per il trasporto ferroviario
- buoni per l’acquisto di beni e servizi
- prestiti agevolati
- immobili in affitto, in comodato o in uso
In questi casi si parla di fringe benefit, ossia quei contributi erogati in forme diverse dal denaro e dei quali si può tenere traccia nelle buste paga. Il fatto che il decreto Aiuti-bis abbia esteso questi benefit anche alle bollette non vuole dire che riguardino esclusivamente queste ultime.
Il dipendente deve documentare le spese in modo inequivocabile, quindi mostrando fatture o ricevute in difetto delle quali il bonus non potrà essere erogato.
Sono escluse le voci elencate nel comma 2 e nel comma 2 bis del già citato articolo 51 Tuir e quindi, per esempio, i buoni pasto, le rette scolastiche, i servizi ricreativi o quelli con finalità educative.
Come funziona il Bonus 600 euro in busta paga
Le modalità previste sono due: il datore di lavoro paga i beni e i servizi al posto del lavoratore, oppure rimborsa in busta paga le spese che il lavoratore ha documentato. Si tratta di un contributo che i datori di lavoro possono decidere di concedere ai propri collaboratori e non è un obbligo. Per questo motivo non c’è bisogno di fare un’apposita richiesta.
Per gli autonomi il governo sta studiando soluzioni attuabili e, considerando l’avvicendamento in corso, la loro finalizzazione potrebbe essere posta in capo al prossimo esecutivo.
La questione della tassazione
Il bonus non prevede tassazione né per il lavoratore né per il datore di lavoro che lo concede.
Il fine è quello di incentivare le imprese a sostenere i propri dipendenti e se il totale degli incentivi superasse i 600 euro, la tassazione si applicherebbe soltanto alla parte eccedente. Poiché non tassati, gli importi eventualmente ricevuti non hanno alcun impatto ai fini pensionistici.
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