In Borsa l'antidoto alla paura

In Borsa l'antidoto alla paura

C'è un indice oggi che sta crescendo dell'8%: è l'indice della paura quello che i tecnici chiamano Vix. No non c'entra nulla con la crema medicinale al mentolo usata, quando eravamo ragazzini, per migliorare il nostro respiro in caso di forte raffreddore. Il Vix, in gergo finanziario, rappresenta il senso di instabilità o di stabilità, vissuto dei mercati finanziari o ancora meglio dagli operatori dei mercati finanziari. Quello che stiamo vivendo è un momento particolare, in cui si stanno concentrando tantissime condizioni nuove, molte delle quali non positive, che rischiano di mettere a dura prova le coronarie di investitori e risparmiatori.

Gli indici hanno già perso molto terreno da inizio anno, non solo quelli azionari. E molti dei titoli che erano cresciuti tanto negli scorsi esercizi, stanno maturando perdite importanti, come Facebook, capace di veder volatilizzata in tre giorni oltre 300 miliardi di capitalizzazione. C'è inflazione, ci sono venti di guerra, ci sono segnali di difficoltà, da parte delle banche centrali, nel mantenere attivi i programmi di acquisto dei Titoli di Stato, in particolare anche quelli italiani. C'è una transizione energetica tutta da decifrare, c'è un'accelerazione digitale tutta ancora da comprendere. Insomma questi momenti possono essere inquadrati alla stregua di valanghe capaci di portarci via lontano, noi, la nostra tranquillità e i nostri investimenti, oppure rappresentano il momento ideale per comprendere come sia necessario pianificare finanziariamente le nostre vite.

Pensavamo che i mercati potessero crescere sempre? Sbagliato. Pensavamo che l'inflazione fosse un retaggio del passato? Sbagliato. Credevamo che la stupidità umana potesse essere cancellata? Sbagliato anche questo.

Ma se sappiamo quale viaggio stiamo facendo, e se abbiamo nocchieri in gamba nel trarci d'impaccio dalle tempeste, questi momenti potrebbero rappresentare acceleratori straordinari, invece che dolorosi momenti dai quali faremo sempre più fatica a risollevarci. Pensiamoci.

Leopoldo.gasbarro@me.com

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